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Simeone: la comunità italiana in Perù è molto importante

Roma, 6 mag. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Antonio Simeone, 80 anni, sardo di Iglesias, vive in Perù dalla fine degli anni Sessanta. Punto di riferimento della comunità italiana locale, è titolare di un’azienda metalmeccanica e da due anni è Presidente del Com.it.es Perù. I Comites – Comitati per gli italiani all’estero – sono organi…
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Roma, 6 mag. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Antonio Simeone, 80 anni, sardo di Iglesias, vive in Perù dalla fine degli anni Sessanta. Punto di riferimento della comunità italiana locale, è titolare di un’azienda metalmeccanica e da due anni è Presidente del Com.it.es Perù. I Comites – Comitati per gli italiani all’estero – sono organi rappresentativi elettivi che si possono costituire per legge nelle circoscrizioni consolari con oltre 3 mila italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Askanews ha incontrato Simeone.

Parlaci della tua esperienza. Quando sei arrivato in Perù.

Sono venuto qua tra la fine del ’67 e l’inizio del ’68, sono qui in Perù da 57 anni: 23 anni li ho passati in Italia e 57 qua. Compio quest’anno 80 anni. Sono nato a Iglesias, in Sardegna, il centro minerario italiano più importante a quell’epoca. Sono perito minerario. Ho lavorato due anni in miniera, come perito appunto. La miniera era a 150 chilometri da casa mia. Andavo la domenica o il lunedì e il fine settimana tornavo a casa. Avevamo solamente 12 giorni di vacanza e non è che ci fosse molto da fare nel mio paese e anche l’Italia non offriva molto sul continente. Avevo 21-22 anni e non era la vita che volevo fare. Decisi di andare via dall’Italia. Da perito minerario potevo fare ricerche petrolifere, feci richiesta all’Agip per andare in Libia, ma quello era il periodo in cui Gheddafi stava cacciando gli stranieri. I miei genitori si sono opposti e mi hanno impedito di partire. Un mio lontano parente aveva un fratello che viveva in Perù dal 1947 e così mi sono licenziato e sono partito. Ho trovato lavoro in un’azienda metalmeccanica di un italiano che cercava proprio un giovane italiano. Ho fatto esperienza e dopo alcuni anni, insieme a un socio peruviano, che ora purtroppo è morto, ho messo su una piccola azienda metalmeccanica, che oggi, dopo 45 anni, è una realtà affermata. Abbiamo più di 70 dipendenti e 40 macchine utensili. In Perù ho conosciuto anche mia moglie, una donna peruviana. I miei genitori non poterono venire al matrimonio. Mia moglie andò lei a conoscerli in Sardegna con il mio primo figlio di due anni, e poi i miei genitori vennero a trovarci nel 1974. Scoprirono che Lima è una città bella e accogliente, che avevo un bel gruppo di amici, e si sono così tranquillizzati.

Quando è grande la comunità italiana in Perù?

È una comunità importante. Quelli con passaporto e nazionalità italiana sono tra i 40 e i 50 mila, ma i discendenti italiani in Perù, di quarta e di quinta generazione, sono più o meno un milione. Di prima generazione siamo pochi, l’emigrazione dall’Italia dopo il 1968 cessò perché il Paese aveva conosciuto il benessere. Io mi considero uno degli ultimi veri emigranti. Molti italiani vengono qui per ragioni di lavoro ma dopo quattro o cinque anni tornano in Italia. Il Perù ha avuto un’emigrazione importante molto prima degli anni Sessanta, prima della guerra e un po’ dopo la guerra. Alcuni italiani hanno fatto la storia economica del Paese, ci sono aziende importanti che hanno ancora il nome italiano anche se sono state vendute nel frattempo a gruppi multinazionali. Penso a Nicolini, una grossa impresa del settore alimentare, o anche D’Onofrio, azienda dolciaria ormai in mano a Nestlé. Il gruppo Brescia è molto grande e opera in più settori (miniere, hotel ecc.), ma anche la banca più grande del Perù, il BCP, prima era il Banco italiano, fondato da italiani venuti al principio del Novecento. Ci sono inoltre i Larco, che avevano la famosa azienda Roma, un’azienda enorme che operava nella Sierra nella Selva e lungo la Costa, cioè era una striscia che prendeva il Perù completo. Poi anche questa è passata dai Larco ai Gildemeister. Infine non possiamo non ricordare Antonio Raimondi, il più grande naturalista del Perù vissuto nel XIX secolo, a cui è stato intitolato il Colegio Raimondi. Diciamo quindi che la storia degli italiani è molto importante e molto conosciuta e riconosciuta qui in Perù. Gli italiani, non solo in Perù sono benvoluti perché sono socievoli e riescono a integrarsi bene.

E l’attività con il Comites quando è cominciata?

Cominciamo dall’inizio. In principio mi sono inserito più nella comunità peruviana, per il motivo che mi sono sposato con mia moglie. Non avevo parenti, amici, qualche collega di lavoro. Dopo diversi anni ci siamo riuniti con persone della comunità italiana, però discendenti di sardi, della Sardegna. Quindi abbiamo creato la prima associazione sarda del Perù, che ho presieduto per diversi anni, poi sono stato consultore regionale per più di cinque anni presenti qua. Sono stato presidente dell’Associazione italiana del Perù, per quattro anni, ho partecipato a diversi consigli direttivi come quello del Colegio Raimondi, sono Presidente Onorario del Patronato Inca, che è il Patronato della Cgil, e da due anni sono presidente del Comites.

Quali sono le funzioni del Comites.

Il Comites svolge essenzialmente una funzione di raccordo e coordinamento tra le diverse istituzioni, e fa da filtro tra la comunità italiana e l’Ambasciata. Spesso arrivano tantissime richieste di aiuto per quanto riguarda la cittadinanza o per altri problemi specifici. Molto spesso il lavoro che fa il Comites è quello di mettere in contatto il cittadino, il connazionale, o il possibile connazionale, con l’Ambasciata. A volte sono arrivate anche richieste di aiuto per problemi molto gravi e qui credo sia molto utile la funzione del Comites, perché l’Ambasciata comunque ha un numero di dipendenti che non è altissimo, le richieste che arrivano all’Ambasciata sono tantissime, sono oberati di lavoro, e quindi spesso il Comites è utile perché aiuta nella segnalazione di determinati casi che l’Ambasciata può verificare e prendere in carico. Il lavoro diplomatico e di assistenza ai cittadini italiani non è facile in Perù, questo Paese ha un territorio enorme e i collegamenti fra le varie zone non sono ottimali. Molte persone raggiungono con difficoltà la capitale e bisogna anche considerare che il Perù è un Paese molto centralizzato e tutto confluisce verso la città di Lima.

In questo momento stiamo cercando di salvare una scuola italiana, il Colegio Santa Margarita, la prima scuola italiana latino-americana fondata 152 anni fa. Versa in una profonda crisi finanziaria e stiamo intervenendo. Vorremmo che qualche istituzione, come il Colegio Raimondi, ricordato prima, un collegio di élite, se ne faccia carico. Durante il periodo del Covid – dall’inizio della pandemia fino al 2023 – erogammo un aiuto economico ai connazionali in difficoltà, un’attività a mio giudizio molto importante. Il Comites formò una commissione di aiuto finanziata da una istituzione italiana e poi successivamente anche dall’Ambasciata. Inoltre, ogni anno – o quasi ogni anno, dipende dalla risorse a disposizione – il Comites organizza due eventi a cui teniamo molto: il premio all’eccellenza italiana, nel quale noi selezioniamo una serie di personalità – italiani madrelingua o italo-peruviani – che si sono distinti in ambito imprenditoriale, artistico e sociale, e un altro evento importantissimo è il Congresso dei giovani italiani del Perù, nel quale ci si riunisce e si fanno delle conferenze su determinate tematiche.

Come tutti i Comites, noi realizziamo anche progetti integrativi, con fondi messi a disposizione dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale. Nel corso degli anni ne abbiamo realizzati diversi: mostre, eventi culturali, abbiamo fatto anche un canale YouTube, che ha raggiunto ottimi risultati in termini di diffusione. Un tema che come Comites abbiamo molto a cuore e che abbiamo promosso con diversi progetti integrativi nel corso degli anni, è la diffusione e l’insegnamento della lingua e della cultura italiana. Questi progetti sono stati destinati, in particolar modo, ai discendenti che volevano connettersi alle proprie radici. Adesso abbiamo presentato nuovi progetti e siamo in attesa di vedere se li approvano.

La comunità italiana come vive il proprio legame con l’Italia? C’è interesse per ciò che avviene in Italia?

Ovviamente c’è un profondo legame e si seguono con interesse le vicende italiane. Ad esempio il calcio italiano, tra i più rinomati, è molto seguito. L’importante però è che la Rai mantenga il suo segnale perché sulla Rai si possono trovare programmi culturali, sportivi, sulle varie regioni italiane. È importante per gli italiani che vivono qui, è uno strumento per conoscere l’Italia da lontano, oltre ad essere fondamentale per chi studia italiano in quanto è un modo per fare pratica con la comprensione della lingua. Purtroppo qui in Perù il segnale della Rai è in sospeso, ancora arriva ma se non rinnovano il contratto con Telefonica non lo avremo più. Un altro problema riguarda la modalità di acquisizione della cittadinanza, in particolare per i coniugi stranieri di cittadini italiani. Qui ci sono coppie miste, italiani e peruviani, sposate anche da molti anni e con figli, epperò il coniuge straniero non riesce a ottenere il passaporto perché magari non parla l’italiano, ma se sono matrimoni effettivi e non fittizi andrebbero agevolati.

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