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Zerocalcare, Lucca Comics e la guerra Israele-Hamas: il chiarimento del fumettista

(Adnkronos) - Zerocalcare torna a parlare della sua decisione di non andare al Lucca Comics e lo fa con delle vignette pubblicate su Internazionale. "Lo so che parlare ancora di Lucca mentre a Gaza continua incessante il massacro è grottesco - scrive il fumettista all'inizio della grafphic novel dal titolo 'Corto circuito: appunti e cronistoria…

(Adnkronos) – Zerocalcare torna a parlare della sua decisione di non andare al Lucca Comics e lo fa con delle vignette pubblicate su Internazionale. “Lo so che parlare ancora di Lucca mentre a Gaza continua incessante il massacro è grottesco – scrive il fumettista all’inizio della grafphic novel dal titolo ‘Corto circuito: appunti e cronistoria della vicenda Lucca Comics’ – ma al centomillesimo articolo pieno di menzogne che mi mette in mezzo personalmente io o faccio un fumetto o vado in cronaca”. “Mi rendo conto del rischio mitomania – sottolinea – ma ritengo abbia un interesse come caso di studio sui media”. Zerocalcare ricostruisce tramite i suoi disegni cosa è accaduto, da quando ha saputo del patrocino dell’ambasciata israeliana e i suoi dubbi. “Io sto un po’ in crisi”, scrive. Poi l”abisso’ come lo definisce lui, la decisione di non andare, il comunicato sui social e le reazioni. 

“Ci sono delle cose che vorrei fissare in mezzo alle farneticazioni di internet – scrive – Io sono di Roma: per me il rastrellamento del ghetto il 16 ottobre 1943 è la pagina più buia della mia città. Per me non è una ferita degli ebrei. È una ferita di Roma perché non si può lasciare che ciascuno curi un pezzetto di memoria, a compartimenti stagni. ‘Sta memoria va ricomposta perché sia collettiva”. “La denuncia o la critica delle politiche e dei crimini dello Stato israeliano non può essere buttata strumentalmente nel tritacarne infame dell’antisemitismo”, scrive ancora. 

“Ci sta una semplificazione che la logica di guerra impone per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano in giro per il mondo. Per me sta roba è inaccettabile visto che da tutti la vita penso che la memoria vada ricomposta, così lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti”. E ancora: “Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come racconta chi pretende di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario”. 

“Non esistono morti di Serie A o di serie B”, scrive quindi. “Per me la coerenza non è dire: siccome sono contro il fondamentalismo, allora Israele ha diritto di ammazzare migliaia di palestinesi per vendetta. Per me significa dire che proprio perché considero atroci i massacri subiti dai civili israeliani, non posso che considerare altrettanto atroce la punizione collettiva a cui sono sottoposti i civili palestinesi”. “Finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continuiamo a fare il tifo per uno stato contro un altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari che spesso hanno poco sa che fra con gli ideali. Io preferisco – conclude – spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali, e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione”. 

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