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Vivienne Westwood, la signora del punk che rivoluzionò il costume

(Adnkronos) - Gli inglesi la adoravano, il mondo del fashion la venerava. Chiamarla solo provocatrice sarebbe riduttivo. Perché Vivienne Westwood, la signora della moda britannica, scomparsa oggi all’età di 81 anni, era molto di più. Voce unica nel panorama del fashion mondiale, madrina dell’estetica punk, bastava fare il suo nome per capire quanto fosse amata…

(Adnkronos) – Gli inglesi la adoravano, il mondo del fashion la venerava. Chiamarla solo provocatrice sarebbe riduttivo. Perché Vivienne Westwood, la signora della moda britannica, scomparsa oggi all’età di 81 anni, era molto di più. Voce unica nel panorama del fashion mondiale, madrina dell’estetica punk, bastava fare il suo nome per capire quanto fosse amata in patria e non solo. In oltre 60 anni di carriera, la stilista ha dato tutta sé stessa nell’impegno a sostegno delle cause civili ed ambientali, diventando una vera icona green, travalicando i confini della moda. Da tempo Vivienne era malata ma ha sempre vissuto con discrezione, lontana dai riflettori, al fianco del compagno di una vita, Andreas Kronthaler, che da qualche anno disegna l’etichetta.   

Vivienne Isabel Swire nasce l’8 aprile 1841, in un villaggio del Derbyshire. Dopo essersi trasferita con i genitori a Londra nel 1958, studia moda e oreficeria alla Harrow School of Art, che però abbandona dopo un anno. Nello stesso periodo inizia a creare gioielli che vende sulle bancarelle di Portobello Road. Decide di diventare insegnante e nel 1962 sposa Derek Westwood, dal quale prende il cognome, realizzando da sola il vestito della cerimonia. La sua vita cambia radicalmente quando incontra Malcolm McLaren, l’inventore dei Sex Pistols. I due diventano presto inseparabili, amanti, compagni di vita e di lavoro. Malcom è il visionario, Vivienne trasforma le sue idee in realtà. Nel 1967 nasce il loro figlio Joseph, e nel 1971 i due iniziano a vedere i loro abiti e dischi in un negozio in King’s Road che nel tempo cambia vari nomi: da ‘Let it Rock’ a ‘Too Fast to Live Too Young to Die’, nel 1974 si trasforma nell’iconico ‘Sex’.  

In seguito, la boutique sarà ‘Seditionaries’ e infine ‘World’s End’, conosciuto per la celebre insegna che gira al contrario T-shirt a brandelli tenute insieme da spille da balia o con immagini esplicite, slogan politici, diventano il manifesto di tutta una generazione ed esplodono quando vengono consacrate a divisa ufficiale dei Sex Pistols. Il resto è storia. Negli anni ‘80 in passerella Vivienne esplora tutte le epoche, riproponendo elementi sepolti nel passato e modernizzandoli, come il corsetto, la crinolina, che viene ribattezzata ‘mini-crini’ per le dimensioni ridotte e il faux cul. Sono gli anni delle iconiche collezioni Savages, Punkature e Buffalo, che la proiettano nel panorama mondiale della moda. 

Vivienne non è solo punk e provocazione: le gonne lunghe, il tartan, il mini-kilt, le perle, gli abiti di tweed, la lingerie portata sopra gli abiti con lunghi strascichi e le scarpe con plateau e scarpe vertiginose diventano presto la sua firma. Chiedete a Naomi Campbell, che nel 1992 cade rovinosamente sulla passerella per via di un paio di scarpe blu in finta pelle di coccodrillo con il plateau di 30 centimetri. Fan, stilisti, addetti ai lavori: tutti la citano come influenza, resisterle è impossibile. Persino la regina Elisabetta nel 1992 la insignisce del Most Excellent Order of the British Empire per il suo lavoro nell’industria moda. Vivienne non fa una piega: si presenta davanti alle telecamere con una gonna grigia e fa la ruota mostrando a tutti che non indossa biancheria intima.  

Durante un corso di moda a Vienna conosce Andreas Kronthaler, che ha 25 anni meno di lei e lo sposa nel 1992. Non solo partner di vita, Andreas prende in mano le redini del brand mentre Vivienne abbraccia la causa ambientalista. Ed è che la stilista trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, diventando il simbolo internazionale della lotta al Climate Change e del ‘Buy less, buy better’, antesignana della moda sostenibile e consapevole.  Il suo impegno riguarda anche il mondo dei diritti civili e della politica: da sempre vicina a Julian Assange, non solo gli dedica una sfilata ma nel 2020 manifesta contro l’estradizione del fondatore di Wikileaks chiudendosi in una gabbia e vestendosi di giallo come un canarino.  

Nella sua carriera ottiene innumerevoli onorificenze, tra le più importanti, nel 2005, il titolo di ufficiale dell’impero britannico mentre l’anno successivo è diventata dama di commenda dell’impero britannico. Negli ultimi anni il suo nome è tornato in auge tra i giovanissimi: il chocker di perle con il globo continua ad essere tra i bestseller in tutto in mondo e di recente è uscito un volume che celebra la sua storia con tutte le sfilate. Con la sua scomparsa il Regno Unito perde un’altra regina, il mondo della moda un’icona. (di Federica Mochi) 

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