(Adnkronos) – “Dalla metà del XX Secolo abbiamo ridotto la mortalità nei bambini e negli ultimi 20 anni, con la vaccinazione degli adulti, quella degli over 50. L’abbiamo visto anche nella pandemia: tenere le persone in salute impatta anche sul sistema economico, non solo sanitario. Investire in prevenzione e vaccinazione favorisce la salute e l’economia”. Così David Sinclair, Chief Executive at International Longevity Centre (Uk), intervenendo oggi al global media brief in modalità virtuale sul tema ‘Immunizzazione degli adulti: diamo alle nostre vaccinazioni lo stesso valore di quelle dei nostri figli?’, durante il quale sono stati presentati i risultati dello studio Global Monitor, condotto tra luglio e agosto da Kantar per conto di GlaxoSmithKline (Gsk) in 9 Paesi, tra cui l’Italia, sull’atteggiamento della popolazione nei confronti della salute, dell’invecchiamento e sul ruolo degli operatori sanitari nel trasformare i vaccini in vaccinazioni. Durante l’evento è stato ricordato che per ogni euro speso in vaccinazione se ne generano 4 di ricchezza, osservando che non si tratta di un risparmio, ma di un investimento.
“Nella stagione influenzale, intere famiglie si ritrovano con la stessa infezione e gli ospedali sono sotto pressione per le complicanze a cui vanno incontro i più anziani. La vaccinazione potrebbe migliore questa condizione evitando non solo l’infezione, ma anche le complicanze che assorbono risorse sanitarie che potrebbero essere impiegate meglio”, osserva Piyali Mukherjee, Vice president, Head of Global Medical Affairs Gsk.
Come è noto – è stato sottolineato al media brief – l’efficacia del sistema immunitario nel difendere l’organismo da infezioni e complicanze cambia con l’età: è al di sotto del limite sia nell’infanzia che dopo i 50 anni. Declina naturalmente per questioni anagrafiche, ma anche per abitudini di vita (fumo, sovrappeso) e storia clinica di malattie precedenti o croniche. Il calo dell’immunità – spiegano gli esperti – aumenta il rischio di infezioni e le complicanze e morte. La vaccinazione potrebbe quindi proteggere la popolazione con effetti non solo sulla salute del singolo, ma della società, specie con l’invecchiamento della popolazione: entro la fine del secolo, il 30% della popolazione mondiale sarà over 60. “I pazienti vorrebbero sapere perché è importante vaccinarsi, ma non ritengono che l’avere più di 50 anni sia una motivazione: non colgono la raccomandazione in base all’età, ma alla necessità”, osserva Gayle Davey, partner, Consulting Division, Kantar.
Guardando all’esperienza della popolazione pediatrica, malattie gravi come la rosolia, il tetano, la poliomielite sono state vinte con un programma di vaccinazione che ora – dicono gli esperti – servirebbe per gli over 50, puntando, come nel caso della popolazione pediatrica, sull’informazione corretta sul vantaggio offerto da questa pratica. “Il Covid – aggiunge Sinclair – ha cambiato le cose: ora le persone chiedono quale vaccino viene somministrato. Hanno solo bisogno di un po’ di supporto, di spiegazioni su come funziona, perché farlo, quali vantaggi. Le persone hanno fiducia nella scienza, nonostante il rumore dei social” e delle fake news. Del resto, “con l’80% dei vaccinati contro il Covid, possiamo dire che le fake news sono presenti, ma sono una minoranza rumorosa dei social”, riflette Davey.
“Sulla questione dell’informazione, le fake news sono il nuovo virus – sottolinea nel suo intervento Mariano Votta, di Cittadinanzattiva e Director of Active Citizenship Network (Acn) – Dobbiamo lavorare sulla responsabilità del singolo nelle azioni che si compiono, come cittadini, ma anche come media”. A tale proposito, “nel mese di novembre, il 21 e 22, avremo un incontro a livello europeo sulla vaccinazione nell’adulto. Le istituzioni sanno la rilevanza delle vaccinazioni in termini di salute pubblica”.
“Abbiamo fatto un gran lavoro sul Governo, che sa l’importanza delle vaccinazioni – chiosa Sinclair – Dobbiamo spiegarlo al ministero delle Finanze, non solo a quello della Salute, specie dopo la pandemia”.