(Adnkronos) – Anche i conti di Intesa Sanpaolo, dopo quelli di Unicredit, segnalano, insieme a risultati importanti, il tema dell’uscita ‘ordinata’ dalla Russia. Le due principali banche italiane si trovano a dover gestire un processo tutt’altro che facile. Da una parte stanno riducendo progressivamente la loro esposizione, dall’altra devono sciogliere il nodo legato alle loro banche presenti in Russia.
Tutte e due gli istituti di credito hanno il problema di superare gli ostacoli posti da Mosca, trovare un acquirente e non perdere troppo denaro. Alcune indiscrezioni, non confermate, hanno parlato a dicembre di un avvio di trattative tra Intesa Sanpaolo e Gazprombank per cedere Intesa Russia. I contatti possono esserci, e sicuramente ci sono, ma per fare una trattativa servono condizioni che in questo momento non ci sono. Un decreto firmato dal Cremlino in agosto ha bloccato la vendita degli asset stranieri, impedendo di fatto la cessione delle controllate locali a 45 banche, incluse le due italiane.
Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2022 con un utile netto pari a 5,5 miliardi di euro, escludendo 1,4 miliardi di euro di accantonamenti/rettifiche di valore per Russia e Ucraina, superando l’obiettivo del piano di impresa 2022-2025 di oltre 5 miliardi per il 2022. Nel secondo semestre 2022 è stata ridotta del 68% (circa 2,5 miliardi di euro) l’esposizione verso la Russia, scesa sotto lo 0,3% dei crediti a clientela complessivi del gruppo. “Nella seconda metà dell’anno abbiamo ridotto massicciamente la nostra esposizione alla Russia. Continueremo a lavorare per ridurre ulteriormente la limitata esposizione residua”, ha commentato il Ceo, Carlo Messina. Durante la conference call con gli analisti, in programma oggi alle 15, potrebbe fornire qualche indicazione anche sul destino di Intesa Russia.
Unicredit ha archiviato il 2022 con utile netto di 5,2 miliardi, meglio di quanto previsto dagli analisti, 5,13 miliardi. L’esposizione cross border di UniCredit alla Russia, ha rivendicato la banca di Piazza Gae Aulenti, “e’ stata adeguatamente gestita e ridotta nel corso dell’anno, a costi minimi, complessivamente del 66% circa, ovvero di circa 4,1 miliardi grazie ad azioni proattive e disciplinate”. La banca, inoltre, “e’ impegnata a mantenere un progressivo approccio di derisking”. Le parole del Ceo Andrea Orcel hanno spiegato come si sta muovendo Unicredit. “La nostra strategia sulla Russia non e’ cambiata. Abbiamo annunciato una disciplinata riduzione dell’esposizione al Paese e lo abbiamo fatto”. In termini di impatto della Russia sul bilancio, quindi, “non abbiamo altre preoccupazioni”, ha proseguito, “ma questo non vuol dire che saremo meno determinati nel derisking, che proseguirà quest’anno e nei prossimi”. UniCredit ha ridotto l’esposizione con l’obiettivo di “non dare soldi alla Russia”. E, questo, ha evidenziato Orcel, perché “regalare una banca non sarebbe stata la cosa giusta sia dal punto di vista etico che per il rispetto delle sanzioni”. (Di Fabio Insenga)