(Adnkronos) – “Un cardinale, di cui non farò il nome, ma che è un grande cardinale, mi ha detto oggi che, finalmente, Papa Francesco ora si sentirà più libero di fare le riforme della Chiesa, a partire dal ruolo della donna o il diaconato. Su questi temi il Papa Emerito Ratzinger era totalmente contrario…”. A raccontarlo all’Adnkronos è Udo Gumpel, corrispondente dall’Italia e dal Vaticano per il gruppo editoriale Rtl in Germania. “L’idea di Chiesa di Ratzinger non corrispondeva più a quello che la maggioranza dei tedeschi vede come Chiesa”, prosegue Gumpel che da giorni è in diretta dalla Piazza San Pietro a Roma a raccontare gli ultimi avvenimenti dopo la morte di Papa Benedetto XVI.
“Con lui sparisce un certo tipo di Chiesa. Ora c’è la consapevolezza che prima che vedremo un altro Papa tedesco ci vorranno almeno altri cinquecento anni…”, aggiunge. Il giornalista ricorda poi “l’entusiasimo in Germania quando fu eletto Papa Ratzinger”. “Tutti ricordiamo il titolo che fece la Bild Zeitung ‘Wir sind Papst’, cioè ‘Siamo tutti il Papa’. Ma questo entusiasmo è scemato presto in Germania. E’ rimasto molto popolare nella sua Baviera. Lui era molto fiero della sua terra. Lo ha scritto anche nel suo testamento spirituale nel 2006, cioè un anno dopo la sua elezione. Rispecchiava la sua personalità”.
“Io, a livello personale, l’ho incontrato diverse volte, quando era cardinale. A livello umano, era una persona molto amabile, di grande umiltà. Aveva questa dote di creare un rapporto sempre tra professore e studente, ma era un professore che cercava di spiegare, non lo faceva con il dito alzato – racconta il giornalista tedesco – Dall’altra parte, noi che siamo cronisti del Vaticano da molti anni, lo abbiamo conosciuto nella sua durezza dogmatica. Lui era un difensore di quello che riteneva la Chiesa cattolica. Mi ricordo in una conferenza stampa quando mostrava la sua contrarietà al concetto di Giovanni Paolo Secondo a chiedere perdono. Perché Ratzinger aveva il concetto teologico che il corpo della Chiesa era santo e dunque la Chiesa non deve chiedere perdono. Gli sembrava una offesa al corpo della Chiesa”.
Poi, Udo Gumpel ricorda un aneddoto: “Io ho vissuto per un periodo in Brasile e ho conosciuto il teologo Leonardo Boff, un rappresentante della teoria della Liberazione. Al di là delle disquisizioni teologiche, ho visto come Ratzinger si è comportato con Boff. Il Papa emerito gli ha imposto il silenzio, con la massima durezza, perché dal suo punto di vista ha cercato di estirpare questa ‘malapianta’ della teologia della Liberazione. Ha oppresso ogni forma di ricerca autonoma di una maggiore libertà. E io sono convinto che questa è stata una causa del fatto che molti preti di Boff si sono allontanati dalla Chiesa. In Brasile molti sono andati nella Chies luterana, e sono molto più liberi. Ratzinger ha fatto, in questo modo, un danno alla Chiesa, soprattutto brasiliana. Anche se sul piano dogmatico uno non poteva che dare ragione a Ratzinger”.
“Rispetto al suo Papato il ruolo perfetto per lui era il capo dicastero della congregazione della fede, questo era il suo ruolo. Il guardiano della fede. Era professorale, che dava giudizi. Lui professore nato, alla fine ha voluto fare il Papa, ma poi, secondo me, si è stufato proprio per i problemi della gestione della chiesa. Quello che lo ha fatto disinnamorare di questo ruolo da Papa erano proprio gli scandali della pedofilia. Non che fosse lui coinvolto”, dice. E spiega: “In Germania ci sono state le indagini nei suoi confronti, per avere protetto dei preti pedofili. Lui negli anni Settanta non ha fatto altro che fare ciò che facevano gli altri. Ma lui ha avuto un grande merito, ha aperto la Chiesa al problema, che c’era da decenni. Solo che sotto Giovanni Paolo Secondo non ha fatto nulla, perché Wojtyla non voleva”.
“Quando scoppia il caso Ratzinger si trova a dover gestire una cosa penosa che mina le fondamenta della sua idea di Chiesa, quella della sacra famiglia – dice ancora Udo Gumpel – E’ rimasto molto conservatore e non ha capito che anche la pedofilia è un problema sistemico. L’abuso dei deboli ha un problema perché nella Chiesa cattolica ci sono strutture che facilitano ai criminali il loro operato. Si pone la domanda sistema, lui da persona intelligente lo ha capito, ma questo lo ha colpito. Ha scalfito la sua idea di Chiesa ideale, che tentava di difendere la modernità. Lui è stato un grande Papa”.
Poi, parlando ancora della indagine in Germania sulla pedofilia, Udo Gumpel, spiega: “In Germania l’indagine è stata, da un lato, voluta dai gesuiti – dice – Le prime indagini sull’abuso nella Chiesa le hanno fatte i gesuiti di Berlino. La Chiesa cattolica tedesca ha fatto indagini molto serie. Perciò sono saltati fuori migliaia e migliaia di casi e alcuni di questi casi vanno indietro negli anni Sessanta e Settanta. Per lui è stato un grande dispiacere doversi difendere dall’accusa di avere protetto un pedofilo. Ma nell’opinione pubblica è stata data una grande attenzione. Si è discusso anche delle colpe della istituzione Chiesa e lui questo non lo ha mai accettato. Ma fino all’ultimo si è difeso e ha scritto una lunga memoria difensiva, per lui certamente è stato un enorme dispiacere vedersi ancora difendere da questa accusa”. (di Elvira Terranova)