(Adnkronos) – Gli Stati Uniti rompono gli indugi e inviano munizioni a grappolo all’Ucraina, per sostenere la controffensiva di Kiev nella guerra contro la Russia. Il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan ha confermato che il presidente Joe Biden e i suoi consiglieri hanno adottato “una decisione unanime” a favore dell’invio di munizioni a grappolo all’Ucraina. “L’Ucraina – ha aggiunto – ha fornito garanzie sull’uso che ne farà”. “La Russia ha usato munizioni a grappolo dall’inizio di questa guerra. L’Ucraina ha chiesto munizioni a grappolo per difendersi dall’aggressione russa”, ha dichiarato. “La linea di fondo è questa, riconosciamo che le munizioni a grappolo sono un rischio, ma esiste anche un rischio se i russi prendono più territorio”.
L’arma principale in esame, un proiettile di artiglieria M864 prodotto per la prima volta nel 1987, viene sparato dagli obici da 155 mm che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali hanno fornito all’Ucraina. Nella sua ultima stima disponibile, risalente a più di 20 anni fa, il Pentagono sosteneva che quei proiettili avessero un tasso di fallimento del 6%, il che significa che almeno quattro di ciascuna delle 72 submunizioni trasportate da ciascun proiettile rimarrebbero inesplose in un’area di circa 22.500 metri quadrati, all’incirca le dimensioni di quattro campi da calcio e mezzo.
“Siamo a conoscenza di rapporti di diversi decenni fa che indicano che alcuni proiettili da 155 mm hanno tassi di fallimento più elevati”, ha detto un funzionario della Difesa, uno dei sette funzionari del Pentagono, della Casa Bianca e dell’esercito che hanno parlato al Washington Post condizione di anonimato per discutere la delicata decisione.
Il Pentagono ora afferma di avere nuove valutazioni, basate su test eseguiti nel 2020, con tassi di fallimento non superiori al 2,35%. Sebbene ciò superi il limite dell’1% imposto dal Congresso ogni anno dal 2017, si stanno “selezionando attentamente” le munizioni con il tasso del 2,35% o inferiore per il trasferimento in Ucraina, come ha spiegato il portavoce del Pentagono, il generale Patrick Ryder.
Più di 120 Paesi hanno aderito a una convenzione Onu che vieta l’uso di queste armi in quanto disumano e indiscriminato, soprattutto a causa degli alti tassi di fallimento che mettono in pericolo i civili spesso per decenni dopo la fine di un conflitto. Gli Stati Uniti, l’Ucraina e la Russia non hanno ratificato la Convenzione.
La Nato “non ha” una posizione comune sulle munizioni a grappolo, le cluster bomb, perché “alcuni Alleati” hanno sottoscritto la convenzione Onu che le mette al bando, e “altri no”, quindi “spetta ai singoli Stati” decidere quali armi e munizioni fornire all’Ucraina, ha spiegato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in conferenza stampa a Bruxelles.
Le munizioni a grappolo “sono già usate nella guerra in Ucraina da entrambe le parti: la differenza è che la Russia le usa per attaccare e invadere l’Ucraina, mentre Kiev le usa per proteggersi dall’aggressore. Tutti gli alleati concordano sul fatto che dobbiamo fornire sostegno militare all’Ucraina: esattamente quale tipo di armi e di munizioni” vengono consegnate a Kiev “varia a seconda dei Paesi e continuerà a variare”, ha concluso Stoltenberg. L’Italia ha firmato la convenzione nel 2008 e l’ha ratificata nel 2011. E’ in vigore dal 2012. L’Italia, quindi, non contempla l’uso di tali munizioni.
Tra i membri dell’alleanza, nemmeno la Germania invierà munizioni a grappolo all’Ucraina, come ha annunciato il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, dopo un incontro con i suoi omologhi di Austria e Svizzera a Berna.
“La Germania ha firmato la Convenzione, quindi non è un’opzione per noi”, ha detto ai giornalisti Pistorius che poi, riferendosi a “quei Paesi che non hanno firmato la Convenzione”, come Cina, Russia, Ucraina e Stati Uniti, ha aggiunto: “non spetta a me commentare le loro azioni”.