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Ucraina, Dassù: “Bene Draghi su Kiev in Ue, in gioco futuro Europa”

(Adnkronos) - "Aprire all'Ucraina una prospettiva europea significa riconoscere che l'Ue deve ormai pensarsi e agire come una potenza internazionale e non solo economico-commerciale" e il premier Mario Draghi, "sponsor primario" di questa apertura a Kiev fra i grandi Paesi europei, "ha colto un punto essenziale: se mancherà anche questo appuntamento con la Storia", la…

(Adnkronos) – “Aprire all’Ucraina una prospettiva europea significa riconoscere che l’Ue deve ormai pensarsi e agire come una potenza internazionale e non solo economico-commerciale” e il premier Mario Draghi, “sponsor primario” di questa apertura a Kiev fra i grandi Paesi europei, “ha colto un punto essenziale: se mancherà anche questo appuntamento con la Storia”, la Ue “finirà per disgregarsi”. Lo scrive Marta Dassù in un articolo pubblicato oggi su ‘La Repubblica’. Secondo la saggista, già viceministro degli Esteri nei governi Monti e Letta, “l’evoluzione della crisi ucraina, dal 2014 a oggi, indica che la relazione fra Kiev e l’Ue è una parte importante del conflitto in corso. La conclusione di Draghi, che certo non piacerà a Putin, è che deve far parte anche della sua soluzione”.  

Sarà cruciale, sottolinea Dassù, il Consiglio europeo della prossima settimana, quando sarà discussa la domanda di adesione di Kiev alla Ue: in caso di via libera “l’Europa affermerà la propria ragione di esistere come potenza del XXI secolo, in grado di gestire lo spazio che la divide dalla Russia offrendo garanzie di sicurezza e aiuti ai Paesi che scelgono un destino europeo. Anche al prezzo terribile che stiamo vedendo. Se invece si dividerà, l’Europa offrirà una vittoria parziale alla Russia, indebolirà l’Ucraina e dimostrerà di non essere in grado di reggere a una delle sfide essenziali che ha di fronte”, scrive ancora Dassù, che aggiunge: “Oggi è il momento delle decisioni da tempi di guerra, non da tempi normali. La decisione sullo status dell’Ucraina mette in gioco i confini futuri dell’Ue, la nostra relazione con la Russia, gli equilibri di sicurezza continentali. La guerra può averci stancato, ha forti costi anche per noi, ma – conclude la saggista – non può lasciarci indifferenti: il suo esito segnerà la linea di demarcazione fra spazio democratico e spazio autoritario nel Vecchio Continente”. 

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