(Adnkronos) – Sono il senso di impotenza e la volontà di non arrendersi provocati da una guerra in cui “non c’è programma esistente o strumento giuridico che possa fermare i russi dall’uccidere la popolazione ucraina” che scandisce le giornate delle centinaia di volontari e giuristi di eccellenza del Centro delle libertà civili, una delle principali organizzazioni non governative ucraine. “Dal 24 febbraio documentiamo il dolore umano provato dal nostro popolo e da ogni ucraino. Raccogliamo prove, testimonianze delle vittime dell’esercito russo per avere giustizia. Ad oggi abbiamo documentato 7mila crimini, in base a quanto sancito dagli articoli 6, 7, 8 dello statuto di Roma della Corte penale internazionale. Sono crimini di guerra ma anche contro il genere umano”, racconta all’Adnkronos Oleksandra Matviychuk, avvocato per i diritti umani e direttore esecutivo del Centro in prima linea nella difesa dei diritti umani dal 2007 attraverso un network di altre organizzazioni operative anche in Russia, Moldova, Polonia, Kazakhistan.
“L’intento di genocidio di Putin che stiamo tentando di dimostrare, seduti ad un tavolo in quanto giuristi – prosegue Matviychuk – si evince dalle stesse affermazioni di Putin che intende fare sparire l’Ucraina, negando il suo diritto di esistere come Nazione. Come anche dai fatti accaduti a Kiev, a Chernihiv o a Severodonetsk… le altre Mariupol”, perché sempre uguale è la tattica: “come a Mariupol consiste nel distruggere infrastrutture basilari come acquedotti e reti elettriche, impedire l’evacuazione, l’assistenza medica…nel condannare i civili alla morte, perché le condizioni di vita rendono impossibile la sopravvivenza e nell’obbligare Kiev a concentrarsi sul salvataggio del suo popolo invece che sulla lotta contro l’esercito russo”.
“E’ compito della comunità internazionale impedire questi metodi barbarici testimoniati ogni giorno dai cittadini dei territori occupati”. Donne, vecchi, bambini vittime dei russi senza distinzione o via di scampo perché “per Mosca non c’è differenza tra civili e soldati e non c’è sistema legale che possa aiutarci”, commenta. A breve termine la direttrice del Centro guarda alle sanzioni, “con un embargo totale del petrolio potrebbero aiutare – afferma – Ma a lungo termine, guardando all’impunità russa negli anni ed al suo agire con violenza in altre nazioni e contro il dissenso del proprio stesso paese è indispensabile una maggiore responsabilità dell’Europa perché è stata troppo grande l’inattività delle organizzazioni internazionali in questi anni”. Quindi l’appello: “Viviamo in un mondo interconnesso. Nessuno può permettersi una disconnessione dalla guerra. Se Putin non sarà fermato – conclude – andrà oltre”.
(di Roberta Lanzara)