(Adnkronos) – Una decisione ”disgustosa, ma che rispecchia la realtà”. Così Sergey Lukashevsky, il direttore del Centro Sakharov di Mosca, ha commentato con un post su Facebook la decisione presa dal tribunale della Capitale russa di chiudere l’istituzione. Prendendo le distanze dalle accuse mosse nei confronti del centro, Lukashevsky ha affermato che ”tutto ciò che sta accadendo oggi è esattamente l’opposto di ciò per cui Sakharov ha combattuto”. Esprimendo ”ringraziamento per il vostro sostegno”, Lukashevsky ha detto che nonostante la decisione del tribunale di Mosca “continueremo il nostro lavoro” perché “l’eredità non appartiene al regime, ma al popolo”.
“Come tutti i regimi totalitari, non mi stupisce che Putin, oltre al totale non rispetto dei diritti umani, non rispetti neanche la storia di quel Paese, un Paese in cui tanti dissidenti hanno perso la vita in nome della libertà”. Così Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama, commenta la notizia all’AdnKronos. “Vorrei ricordare che a dare voce agli allora dissidenti russi fu una piccola casa editrice socialista che pubblicò i primi scritti, e che grazie a Bettino Craxi e Carlo Ripa di Meana quei dissidenti poterono avere voce. Fecero sì che si organizzasse la Biennale del Dissenso che fu un evento dirompente perché per la prima volta i dissidenti dell’Unione Sovietica, russi in primis, ebbero voce. E ricordo anche la levata di scudi da parte del Partito Comunista dove addirittura i consiglieri in quota Pci della Biennale si dimisero. Lo dico perché la memoria è importante, e importante è il centro Sakharov che non solo è un centro a sostegno della dissidenza ma conserva la memoria di un grande fisico e un grande dissidente dell’Unione Sovietica. Spiace constatare che la Russia del 2023 è ritornata ai tempi bui dell’Unione Sovietica”.
“Una notizia bruttissima anche se purtroppo attesa. La dimostrazione ulteriore di quanto gli spazi di libertà e indipendenza nella Russia di Putin siano praticamente inesistenti. Chiudere un centro dedicato alla memoria di un grande patriota russo come è stato Sakharov continua il disegno di cancellazione della storia della Russia portato avanti da Putin”. Così Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico e vicepresidente della commissione Esteri della Camera, commenta all’AdnKronos la notizia della chiusura del museo e centro culturale dedicato ai diritti umani e all’eredità del fisico premio Nobel. “Per questo – continua Quartapelle – la migliore risposta europea deve essere quella di dare asilo ai dissidenti che stanno scappando dalla Russia e di continuare a parlare dei casi dei dissidenti che sono in carcere, da Navalny a Vladimir Kara-Murza, a tutti i dissidenti senza nome che pure scontano pene abnormi solo per aver osato esprimere un’opinione contraria, in modo non violento, contro il regime”.
“Putin fa Putin, non da oggi e neanche dal giorno dell’invasione in Ucraina. È dalla seconda guerra in Cecenia che dimostra di essere un sanguinario dittatore. Non sorprende quindi il suo ennesimo atto contro i diritti umani ovvero la chiusura del centro Sacharov. Putin va arrestato e processato all’Aja. Come chiediamo da tempo”. Così il segretario nazionale dei Radicali Italiani Massimiliano Iervolino commenta all’AdnKronos la chiusura del museo e centro culturale, dedicato ai diritti umani e all’eredità del fisico premio Nobel.
Il ministero degli Esteri francese ha condannato la decisione del tribunale di Mosca di ordinare la chiusura del Centro Sacharov, già riconosciuto come ‘agente straniero’ nel dicembre del 2014 su richiesta del ministero della Giustizia. ”La Francia condanna con forza la decisione dei tribunali russi di sciogliere il centro Sacharov di Mosca”, si legge in una nota diffusa da Parigi. Il centro Sacharov, prosegue il ministero degli Esteri francese, è “una rispettata istituzione della società civile russa, custode dell’eredità del premio Nobel per la pace Andrei Sacharov”.
Da quando è stato fondato, aggiunge la nota, ”il centro ha fornito uno spazio di espressione impegnata e libera, attraverso conferenze e mostre. Dalla sua designazione come ‘agente straniero’ nel 2014, questo centro ha subito forti pressioni da parte delle autorità russe”. Il Quai d’Orsay ha quindi affermato che ”questo scioglimento dimostra nuovamente la campagna di repressione portata avanti dalle autorità russe contro le voci che ancora parlano liberamente in Russia e in particolare le principali ong russe impegnate nella difesa dei diritti umani, come il Memorial e l’Helsinki Group”.
Il presidente russo Vladimir ”Putin vuole mettere a tacere le ultime voci rimaste a favore della democrazia e dei diritti umani in Russia”. Così il ministero degli Esteri tedesco ha condannato la decisione del tribunale di Mosca di chiudere il centro Sakharov. ”E’ un’ulteriore triste prova della campagna di repressione” messa in atto da Putin, prosegue il ministero. ”Siamo dalla parte di coloro che portano avanti l’eredità del premio Nobel per la pace Andrei Sakharov”, ha sottolineato Berlino in un tweet.