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Taiwan, tutte le conseguenze economiche di una guerra

(Adnkronos) - Un'altra guerra, per il controllo di Taiwan, avrebbe conseguenze catastrofiche. Non solo per il già precario equilibrio mondiale e per la contrapposizione frontale di Cina e Stati Uniti ma anche per quel che resta, a più di un anno dall'inizio della guerra in Ucraina, dell'economia globalizzata. Taiwan non è solo una terra contesa…

(Adnkronos) – Un’altra guerra, per il controllo di Taiwan, avrebbe conseguenze catastrofiche. Non solo per il già precario equilibrio mondiale e per la contrapposizione frontale di Cina e Stati Uniti ma anche per quel che resta, a più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, dell’economia globalizzata. Taiwan non è solo una terra contesa per ragioni geopolitiche, strategiche e storiche, ma anche, se non soprattutto, una terra contesa per ragioni economiche.  

Sono due, in particolare, i fattori che rendono Taiwan un posto diverso dagli altri. Qualsiasi prodotto tecnologico che abbia bisogno di un chip per funzionare deve la sua esistenza a Taiwan. Non a caso, viene definita ‘la fabbrica mondiale dei chip’, identificandone la collocazione nel sistema internazionale per questa caratteristica peculiare. Non solo. Buona parte dei trasporti marittimi da e per l’Oriente passa da Taiwan. Bastano queste due informazioni basilari per comprendere quanto strategica sia l’isola e come pesi il suo destino nei rapporti tra Cina e Stati Uniti, che sono tornati tesissimi nelle ultime ore. 

Taipei non solo esporta tecnologia, e buona parte delle componenti necessarie a produrla altrove, ma controlla anche una fetta consistente, circa il 10%, delle navi che la portano nel mondo. Gli altri dati significativi sono quelli che descrivono la capillare distribuzione a livello globale del suo interscambio commerciale: Cina (26%), Usa (13%), Giappone (11%), Hong Kong e Ue (8%). L’isola non è un luogo di passaggio delle rotte, è uno degli snodi principali che alimentano il commercio globale. La conseguenza, sul piano operativo, è che una crisi a Taiwan rischia di fermare una parte consistente dell’economia globalizzata e interconnessa. 

Qualsiasi implicazione geopolitica, anche nel caso di un confronto che ha mille stratificazioni come quello tra Cina e Stati Uniti, non può prescindere dalla forza economica di un luogo tanto piccolo quanto indispensabile. Ogni tensione, ogni minaccia e ogni ipotizzata ritorsione deve fare i conti con le conseguenze catastrofiche che avrebbe una crisi capace di bloccare Taiwan. 

Ci sono, per altro, diverse pericolose analogie tra quanto successo in Ucraina e quello che potrebbe succedere a Taiwan. Se la degenerazione della crisi in Ucraina, sul fronte occidentale, poteva essere prevista leggendo con maggiore attenzione le manovre e i passi di avvicinamento compiuti da Putin negli ultimi anni, una escalation sul fronte orientale di Taiwan arriverebbe dopo una ‘preparazione’ altrettanto pianificata. Intorno a Taipei si vive da sempre, almeno dal 1945, una tensione costante, con la Cina che rivendica Taiwan come una provincia e la spinta, protetta se non apertamente alimentata dagli Usa, a formalizzare l’indipendenza. E Pechino ha più volte dichiarato ufficialmente di essere pronta a un intervento militare qualora Taipei proclamasse la sua indipendenza. 

Oggi, la tensione è prossima allo scontro. Con un’implicazione sostanziale che riguarda le dimensioni di Taiwan. Non quelle geografiche ma quelle economiche. Se la crisi russo-ucraina ha messo in serio pericolo la tenuta dell’economia globale, una crisi a Taiwan aggiungerebbe un colpo insostenibile, considerando anche l’impatto che avrebbe sul commercio internazionale. Per la forza strategica di Taipei e per il ruolo cruciale che ha nelle relazioni con tutto il mondo industrializzato. (Di Fabio Insenga) 

 

 

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