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Sanità, studio: su infiammazione di tipo 2 nuovi standard di diagnosi e cura

(Adnkronos) - Riconoscere le diverse manifestazioni croniche dell’infiammazione di tipo 2 come l’asma, la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale o l’esofagite eosinofila, sviluppare nuovi standard di diagnosi per una presa in carico non solo efficace ma anche efficiente, e integrare l’assistenza secondo un modello di cura multidisciplinare che consenta un accesso più…

(Adnkronos) – Riconoscere le diverse manifestazioni croniche dell’infiammazione di tipo 2 come l’asma, la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale o l’esofagite eosinofila, sviluppare nuovi standard di diagnosi per una presa in carico non solo efficace ma anche efficiente, e integrare l’assistenza secondo un modello di cura multidisciplinare che consenta un accesso più equo e tempestivo alle prestazioni specialistiche lungo tutto il ciclo di vita del paziente. Sono alcune delle proposte operative racchiuse nel Policy Paper realizzato dall’Istituto per la competitività (I-Com) insieme a Sanofi nell’ambito del progetto dal titolo ‘La gestione del paziente con patologie infiammatorie di tipo 2’, un ciclo di tre incontri  – spiega una nota – che ha visto coinvolti 4 associazioni di pazienti e 16 società scientifiche, oltre a esponenti delle istituzioni, con l’obiettivo di portare l’attenzione sull’importanza di gestire la complessità che caratterizza i pazienti con patologie derivanti da infiammazione di tipo 2 e dell’attuale impostazione assistenziale.  

Lo studio è stato presentato oggi al Senato nel corso di un evento istituzionale nato per iniziativa del senatore Ignazio Zullo, X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato previdenza sociale. All’evento erano presenti: Fulvia Filippini Public Affairs Country Head di Sanofi; il presidente I-Com Stefano da Empoli e le senatrici Elena Murelli e  Ylenia Zambito, entrambe della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato previdenza sociale. 

Come evidenzia il documento, per incentivare l’appropriatezza terapeutica, è fondamentale l’inquadramento delle patologie dovute a una deregolazione della risposta infiammatoria di tipo 2 nella presa in carico del paziente, spesso giovane. Mentre infatti la prevalenza delle altre patologie croniche aumenta con l’età (il 66% delle persone tra i 75 e gli 84 anni è affetto da almeno una), le malattie infiammatorie di tipo 2 insorgono spesso già nell’infanzia per poi manifestarsi in diversi momenti successivi nel corso della vita del paziente. Il denominatore comune emerge poi dai dati riguardo alle possibili concomitanze. Nello specifico, circa il 48% dei pazienti con esofagite eosinofila presenta anche rinite allergica, circa la metà ha allergie alimentari, tra il 19 e il 39% dei pazienti soffre anche di asma e circa 1 paziente su 5 ha pure la dermatite atopica. Per contro, l’asma grave è associato a rinite allergica in circa il 45% e a poliposi nasale nel 43% circa dei pazienti. Il 9,6% dei pazienti italiani con asma grave soffre anche di dermatite atopica. 

Proprio per le loro caratteristiche queste patologie richiedono un approccio specifico ma allo stesso tempo olistico, dalla diagnosi alla presa in carico, fino alla scelta della terapia e all’aderenza lungo il ciclo di vita. L’attuale impostazione assistenziale – si legge nella nota – presenta diverse criticità, che portano il sistema non solo a non riconoscerle tempestivamente ma a produrre potenziali sprechi e a generare risultati relativamente non soddisfacenti. In questo contesto i pazienti sono spesso disorientati e impiegano molte risorse nella gestione della propria salute, non sempre con gli esiti auspicati.  

L’effetto del mancato riconoscimento delle patologie infiammatorie di tipo 2 come gruppo di malattie a sé stante, evidente per l’assenza di un approccio unificato e coerente al loro trattamento, comporta il rischio che gli operatori sanitari non indaghino o riconoscano la causa sottostante le patologie e, di conseguenza, ne trattino principalmente i sintomi, facendo affidamento ad esempio, ai corticosteroidi sistemici che, a causa dei potenziali effetti collaterali, non sono idonei per queste patologie croniche. Secondo la comunità scientifica, il sovradosaggio e l’abuso di corticosteroidi orali sono sottostimati e non adeguatamente affrontati dai sistemi sanitari, con evidenti costi indiretti dovuti alla successiva gestione degli effetti collaterali associati. 

Tra le azioni da compiere e indicate nel documento spiccano: un aggiornamento del Piano nazionale cronicità (Pnc) che tenga conto di queste patologie; un tempestivo recepimento delle prestazioni incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), in cui è presente anche il test della frazione dell’ossido nitrico esalato (FeNo) oltre che un allargamento delle prestazioni esenti da ticket. E ancora, un rafforzamento dei centri di eccellenza, supportati anche dalle applicazioni digitali, per un inquadramento omogeneo di queste patologie e una presa in carico del paziente più efficace nel lungo periodo. Il report invita inoltre a disegnare linea guida nazionali a supporto della realizzazione di un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) da applicare alle patologie derivanti da infiammazione di tipo 2 per garantire un approccio unitario e coerente come voluto dal Pnc, senza escludere l’integrazione della presa in carico e cura dalle altre manifestazioni concomitanti. 

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