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Riforme, Meloni apre tavolo ma avverte opposizioni: “No ad Aventino o avanti soli”

(Adnkronos) - Lo dice forte e chiaro: le regole del gioco si scrivono insieme, ma se le opposizioni pensano di fare ammuina sulle riforme è sua intenzione andare dritta come un treno. Giorgia Meloni avverte l'altra metà di campo, atteso oggi al tavolo delle riforme. L'appuntamento è alla Biblioteca del presidente di Montecitorio, dove si…

(Adnkronos) – Lo dice forte e chiaro: le regole del gioco si scrivono insieme, ma se le opposizioni pensano di fare ammuina sulle riforme è sua intenzione andare dritta come un treno. Giorgia Meloni avverte l’altra metà di campo, atteso oggi al tavolo delle riforme. L’appuntamento è alla Biblioteca del presidente di Montecitorio, dove si terrà il primo e attesissimo faccia a faccia con Elly Schlein e si assisterà al ritorno del Terzo Polo, unito dopo settimane di guerriglia interna. Ci sarà anche Giuseppe Conte, inizialmente fuori gioco per l’udienza sul Covid che lo vuole nel pomeriggio a Brescia: la modifica del calendario, decisa da Palazzo Chigi, gli consentirà di guidare la delegazione M5S.  

L’auspicio di Meloni è che ci sia ascolto, voglia di procedere insieme sul terreno da sempre accidentato delle riforme. Ma la diffidenza è palpabile. “Io offro massima disponibilità se c’è disponibilità – mette in chiaro il presidente del Consiglio -, ma non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori, nel senso che faccio quel che devo fare”. In sintesi: avanti insieme o avanti, comunque, e a prescindere. “Non arrivo con una mia ricetta o un mio modello”, aggiunge lasciando intendere di essere disposta anche a fare un passo indietro sul ‘sogno’ del presidenzialismo, “ma gli obiettivi vanno raggiunti” e il traguardo tagliato, preferibilmente insieme ma non necessariamente. 

“Le opposizioni dicono che le riforme costituzionali non sono una priorità. Ma io penso che sia una priorità dire basta ai governi costruiti in laboratorio dentro il palazzo, governi che passano sulla pelle dei cittadini. Penso sia una priorità legare chi governa al consenso popolare e dare a questa nazione stabilità”, con “governi che durano cinque anni”.  

Dunque l’auspicio che porta con se un avvertimento, nemmeno troppo velato: “Vorrei fare una riforma il più possibile condivisa, ma io la faccio comunque perché il mandato l’ho ricevuto dal popolo italiano”. E mentre Antonio Tajani – domenica finito al centro delle polemiche per la linea dura sulle riforme – sceglie di tenere il profilo basso dopo aver provocato la reazione stizzita delle opposizioni, Salvini si posiziona sulla scia di Meloni, saldamente al suo fianco. “Ascoltiamo, sperando che ci sia la voglia di dialogare e che non ci siano dei no pregiudiziali” perché “in questi mesi c’è stata un’opposizione che dice ‘no’ a tutto”.  

“Il massimo sarebbe che se metti mano alla Costituzione lo fai tutti insieme – riconosce il leader della Lega – se qualcuno, poi, continuerà a dire no a qualsiasi proposta, saranno gli italiani a metterci il timbro e autorizzarlo”. Per Salvini, dunque, come per Meloni, la linea è sì al dialogo, ma no al muro contro muro altrimenti decide il governo. Le opposizioni sono avvisate, e la strada -oggi più di ieri- appare in salita. 

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