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Referendum, Lega denuncia ‘muro di silenzio’

(Adnkronos) - La Lega ci prova. A una manciata di giorni dal referendum sulla giustizia, il Carroccio accende i riflettori sulla tornata referendaria, denuncia il "muro di silenzio" dei media e tenta di scalare un altro muro, quello del raggiungimento del quorum, obiettivo lontano secondo gli ultimi sondaggi pubblicati la scorsa settimana. Un'interrogazione sulla performance…

(Adnkronos) – La Lega ci prova. A una manciata di giorni dal referendum sulla giustizia, il Carroccio accende i riflettori sulla tornata referendaria, denuncia il “muro di silenzio” dei media e tenta di scalare un altro muro, quello del raggiungimento del quorum, obiettivo lontano secondo gli ultimi sondaggi pubblicati la scorsa settimana. Un’interrogazione sulla performance di Luciana Littizzetto a ‘Che tempo che fa’, Roberto Calderoli in sciopero della fame e Matteo Salvini che attacca Pd e M5S come principali colpevoli della ‘congiura del silenzio’ attorno al referendum.  

Dice Salvini: “Proviamo a superare il bavaglio, l’indegna congiura del silenzio che la sinistra, Pd-Cinquestelle, e i loro agenti nelle redazioni televisive, radiofoniche e giornalistiche portano avanti. Per loro i referendum non esistono, vogliono continuare ad usare i tribunali per vincere le elezioni con le sentenze dei giudici”.  

Calderoli oggi ha partecipato a un conferenza stampa alla sede dei Radicali in cui ha annunciato che da stasera inizierà una sciopero della fame “per rompere questo muro di silenzio, abbiamo deciso di mettere in atto un’iniziativa forte ma non violenta, uno sciopero della fame che partirà da questa notte a mezzanotte. O crolla il muro del silenzio o andrò avanti fino al giorno 12 o finché resterò in piedi. Credo che dobbiamo dare un messaggio forte”. Calderoli con i Radicali ha anche scritto una lettera al presidente Sergio Mattarella per denunciare quanto starebbe accadendo.  

In tutto questo poi si inserisce il ‘caso’ Litizzetto. L’attrice, domenica scorsa, ha letto in onda sulla Rai una lettera immaginaria al Parlamento in cui ironizza sulla ‘complessità’ dei temi oggetto del referendum. “Mi viene chiesto un parere su qualcosa che non so bene e questo parere vale. Diciamo che so vagamente, so a spanne, so a grandi linee… Ma se devo scegliere, non so proprio un benemerito…”, ha detto Littizzetto.  

Un monologo che ha scatenato una bufera. Dice Calderoli: “Nei talk show il referendum c’è o c’è parlarne male senza contraddittorio. L’apoteosi c’è stata con il monologo della Littizzetto. Io però la devo ringraziare, anche se ha sbertucciato i referendum, perché ne ha parlato in prima serata”. Mentre il leghista Alberto Bagnai osserva con l’Adnkronos: “Quando persone di statura politica più elevata rispetto a quella della dottoressa Littizzetto invitarono gli italiani ad andare al mare le cose poi finirono in un altro modo…”.  

I parlamentari della Lega in commissione di Vigilanza Rai hanno depositato un’interrogazione sulla vicenda. ”Abbiamo presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai per chiedere conto ai vertici dell’azienda di quanto avvenuto nell’ultima puntata del programma ‘Che tempo che fa’, nel corso della quale Luciana Littizzetto ha di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio”. Anche Giorgia Meloni – Fdi è a favore solo di alcuni quesiti – denuncia il silenzio. “Intorno ai referendum sulla giustizia vedo un silenzio dilagante. Le forze che si muovono contro la riforma della giustizia si stanno organizzando bene”.  

Intanto Giuseppe Conte difende la scelte dei No al referendum e il lavoro in Parlamento. “Noi abbiamo presentato una riforma complessiva della giustizia e non pensiamo che a colpi di referendum si possano migliorare, accelerare i tempi della giustizia. I referendum così concepiti sembrano quasi una vendetta della politica nei confronti della magistratura”.  

La capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, ribadisce la posizione dem: “I quesiti, se approvati, creano maggiori problemi che soluzioni”. Tuttavia nel Pd non sono pochi gli esponenti che hanno già dichiarato che voteranno a favore di alcuni quesiti da Andrea Marcucci a Giorgio Gori passando per Stefano Ceccanti ed Enrico Morando. Ma nell’ultima Direzione dem, il segretario Enrico Letta ha smussato possibili tensioni spiegano che il Pd è per 5 No ma che non è una caserma. 

“Spero che si faccia di tutto in questi ultimi giorni -dice Marcucci- per aumentare l’informazione sui referendum del 12 giugno, soprattutto da parte della Rai. Non conviene a nessuno alimentare l’astensionismo” ribadendo che su alcuni quesiti voterà “convintamente Sì”. 

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