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Pnrr, sondaggio Proger: 77% italiani chiede manutenzione infrastrutture

(Adnkronos) - Quasi otto italiani su 10 sostengono la necessità che parte di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza vadano alla manutenzione delle infrastrutture esistenti. E’ il dato che emerge dall’Osservatorio mensile Proger Index Research che sonda l’opinione pubblica sui maggiori temi di attualità. Dati alla mano, complessivamente per il 77% degli italiani è…

(Adnkronos) – Quasi otto italiani su 10 sostengono la necessità che parte di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza vadano alla manutenzione delle infrastrutture esistenti. E’ il dato che emerge dall’Osservatorio mensile Proger Index Research che sonda l’opinione pubblica sui maggiori temi di attualità. 

Dati alla mano, complessivamente per il 77% degli italiani è necessario investire per assicurare le migliori manutenzioni alle infrastrutture esistenti prima di crearne di nuove. In testa alle priorità delle manutenzioni da garantire gli edifici pubblici, le strade ed i ponti, a seguire acquedotti, gallerie e viadotti. “Emerge un forte senso della realtà da questa indagine”, commenta Marco Lombardi, ceo di Proger spa, la società di engineering e management che attraverso la controllata ProgerSmart Communication ha eseguito il sondaggio. 

“Il Paese ha effettivamente bisogno di rendere più sicuro e adeguato il patrimonio infrastrutturale esistente, tuttavia solo metà degli Italiani ha fiducia nella capacità di spesa del nostro Paese” dice Lombardi. 

“Bisogna essere ottimisti – osserva – nonostante le criticità e le emergenze che si stanno abbattendo sul sistema economico internazionale, europeo e italiano. Il Pnrr assicurerà risorse importanti da qui al 2026: ben 191,5 miliardi di cui 69 quali sovvenzioni a fondo perduto. E Dio sa quanto ce n’è bisogno per contrastare i venti di crisi di questi mesi. Ma bisogna spendere bene questi soldi. Il tema delle manutenzioni è fondamentale per dare futuro al Paese. E gli italiani lo hanno ben compreso”. 

“MENO DI 2 ITALIANI SU 10 CONOSCE DESTINAZIONE FONDI” – Meno del 20% degli intervistati ammette di sapere dove saranno indirizzati effettivamente i miliardi che riceveremo dal Pnrr, stando a quanto emerge dall’Osservatorio mensile Proger Index Research. 

Il 45% degli intervistati dice di saperlo ma ‘non precisamente’, solo il 52% ritiene che i soldi del Pnrr saranno spesi bene, per rendere più moderno il Paese e più del 40% si dice decisamente pessimista. 

Sul Pnrr “si rischia seriamente di fare tante gare che andranno deserte, perché impostate su caratteristiche di costo oggi improponibili per qualunque impresa, lasciando sul terreno le risorse non spese. Ci vorrebbe un soggetto coordinatore che invece che lasciare centinaia di gare inevase, decidesse ad esempio a livello centrale di rimodulare la spesa concentrando i fondi solo su quelle realmente percorribili ed economicamente coerenti alla realtà che si è modificata nel frattempo” dice Marco Lombardi. 

“Arriverà molta acqua in un impianto che non ha le tubature adeguate alla distribuzione”, osserva. “Siamo già in forte ritardo: nel 2021 avremmo dovuto spendere 15,5 miliardi e un mese fa il dato di spesa era fermo a poco più di 5 miliardi. Forse sarebbe stato utile accentrare un po’ i livelli decisionali. E’ stato giusto immaginare il coinvolgimento dei territori. Gli enti locali conoscono di più e meglio le necessità delle comunità e delle imprese. L’ascolto è fondamentale. Ma parallelamente sarebbe stato utile una maggiore presa in carico delle scelte decisionali ed operative anche a monte, a livello centrale”, sottolinea Lombardi. 

Dei 191 miliardi del Pnrr, “circa 50 miliardi andranno ai comuni e circa 15 alle Regioni. Il 70% dei Comuni Italiani ha meno di mille abitanti e non ha strutture tecniche adeguate, in grado di ‘mettere a terra’ questa mole di danaro, si pensi alla predisposizione dei progetti o della semplice documentazione per l’espletamento delle gare di appalto sino alla gestione dei lavori. Guardi il tema dell’aumento dei costi – spiega – delle materie prime. Oltre il 70% dei progetti esistenti non è aggiornato rispetto al tema dell’adeguamento dei prezzi”. 

 

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