(Adnkronos) – Incentivo in busta paga per chi, in materia di pensioni, non accede a Quota 103 nonostante abbia i requisiti (62 anni di età e 41 anni di contributi). L’Inps, con la circolare n. 82 del 22 settembre 2023, fornisce le istruzioni relative all’incentivo.
Introdotto con la Legge di Bilancio 2023, questo incentivo azzera la quota di contributi che grava sul lavoratore dipendente, pari al 9,19% dello stipendio lordo nel settore privato e dell’8,80% nel pubblico; ne risulterà così un aumento di stipendio, pari a quanto risparmiato di contributi ma al netto delle tasse (bisogna ricordare, infatti, che la minor quota versata aumenta l’imponibile sul quale si applica l’imposta, generando così un incremento dell’Irpef).
Tuttavia, per quanto versare meno contributi incrementi lo stipendio, ne risulterà una riduzione della pensione futura (per la sola parte calcolata con il sistema contributivo). A tal proposito, dal momento che si tratta di una libera scelta del lavoratore, è lecito chiedersi se a chi ritarda la pensione con Quota 103 convenga beneficiare dell’incentivo oppure se è meglio continuare a versare più contributi così da assicurarsi una pensione d’importo adeguato.
A darci la risposta su cosa conviene fare è Money.it: fermo restando le esigenze personali che possono far propendere per l’una o l’altra opzione, godere dell’incentivo sembra essere la scelta migliore. Ad esempio, su uno stipendio lordo di 40.000 euro l’incentivo garantirà un aumento mensile in busta paga di 282,76 euro lordi, mentre chi vi rinuncia – e quindi verserà la stessa somma all’Inps – avrà un aumento della pensione (se raggiunta a 67 anni) di circa 16 euro lordi per ogni anno di contributi versati.