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Papa, ultimo giorno in Kazakistan: “Comunità cristiane siano scuole di sincerità”

(Adnkronos) - Ultimo giorno di viaggio per il Papa in Kazakistan. Bergoglio, dopo aver celebrato la messa in privato e dopo l’incontro privato con i componenti della Compagnia di Gesù presenti in Kazakistan, nella Cattedrale della Madre del Perpetuo Soccorso - sede dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana - incontra i Vescovi, i Sacerdoti, i…

(Adnkronos) – Ultimo giorno di viaggio per il Papa in Kazakistan. Bergoglio, dopo aver celebrato la messa in privato e dopo l’incontro privato con i componenti della Compagnia di Gesù presenti in Kazakistan, nella Cattedrale della Madre del Perpetuo Soccorso – sede dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana – incontra i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati, i Seminaristi e gli Operatori Pastorali.  

Il Papa incoraggia la piccola comunità cattolica in Kazakistan: “Il Vangelo dice che essere piccoli, poveri in spirito, è una beatitudine, la prima beatitudine, perché la piccolezza ci consegna umilmente alla potenza di Dio e ci porta a non fondare l’agire ecclesiale sulle nostre capacità. Questa è una grazia! Lo ripeto: c’è una grazia nascosta nell’essere una Chiesa piccola, un piccolo gregge; invece che esibire le nostre forze, i nostri numeri, le nostre strutture e ogni altra forma di rilevanza umana, ci lasciamo guidare dal Signore e ci poniamo con umiltà accanto alle persone”. “Ricchi di niente e poveri di tutto, camminiamo con semplicità, vicini alle sorelle e ai fratelli del nostro popolo, portando nelle situazioni della vita la gioia del Vangelo. Come lievito nella pasta e come il più piccolo dei semi gettato nella terra, – dice Francesco incontrando sacerdoti, religiosi e religiose – abitiamo le vicende liete e tristi della società in cui viviamo, per servirla dal di dentro”. 

“Essere piccoli – ricorda il Papa- ci ricorda che non siamo autosufficienti: che abbiamo bisogno di Dio, ma anche degli altri, di tutti gli altri: delle sorelle e dei fratelli di altre confessioni, di chi confessa credo religiosi diversi dal nostro, di tutti gli uomini e le donne animati da buona volontà. Ci accorgiamo, in spirito di umiltà, che solo insieme, nel dialogo e nell’accoglienza reciproca, possiamo davvero realizzare qualcosa di buono per tutti. E il compito peculiare della Chiesa in questo Paese: non essere un gruppo che si trascina nelle cose di sempre o si chiude nel suo guscio perché si sente piccolo, ma una comunità aperta al futuro di Dio, accesa dal fuoco dello Spirito: viva, speranzosa, disponibile alle sue novità e ai segni dei tempi, animata dalla logica evangelica del seme che porta frutto nell’amore umile e fecondo. In questo modo, la promessa di vita e di benedizione, che Dio Padre riversa su di noi per mezzo di Gesù, si fa strada non solo per noi, ma si realizza anche per gli altri”.  

Le comunità cristiane siano ‘scuole di sincerità’, ” dicendo “no” alla corruzione e alla falsità”, ammonisce il Papa incontrando la comunità cattolica in Kazakistan. “Le comunità cristiane, in particolare il seminario, siano “scuole di sincerità”: non ambienti rigidi e formali, ma palestre di verità, di apertura e di condivisione. E nelle nostre comunità – ricordiamoci – siamo tutti discepoli del Signore: tutti discepoli, tutti essenziali, tutti di pari dignità. Non solo i Vescovi – ha detto Francesco – i preti e i consacrati, ma ogni battezzato è stato immerso nella vita di Cristo e in Lui – come ci ricordava san Paolo – è chiamato per ricevere l’eredità e accogliere la promessa del Vangelo”. ” Va dato dunque spazio ai laici: vi farà bene, – ha osservato Bergoglio- perché le comunità non si irrigidiscano e non si clericalizzino. Una Chiesa sinodale, in cammino verso il futuro dello Spirito, è una Chiesa partecipativa e corresponsabile. E una Chiesa capace di uscire incontro al mondo perché allenata nella comunione”.  

Il Papa ha ricordato “in particolare il beato Bukowiński, un sacerdote che spese l’esistenza per curare gli ammalati, i bisognosi e gli emarginati, pagando sulla propria pelle la fedeltà al Vangelo con la prigione e i lavori forzati. Mi hanno detto che, ancora prima della beatificazione, sulla sua tomba c’erano sempre fiori freschi e una candela accesa. E la conferma che il Popolo di Dio sa riconoscere dove c’è la santità, dove c’è un pastore innamorato del Vangelo. Vorrei dirlo in particolare ai Vescovi e ai sacerdoti, questa è la nostra missione: non essere amministratori del sacro o gendarmi preoccupati di far rispettare le norme religiose, ma pastori vicini alla gente, icone vive del cuore compassionevole di Cristo”. 

Francesco ha reso omaggio anche ai martiri greco-cattolici, il Vescovo Mons. Budka, il sacerdote don Zarizky e Gertrude Detzel, di cui si è aperto il processo di beatificazione: “Come ci ha detto la signora Miroslava: hanno portato l’amore di Cristo nel mondo. Voi siete la loro eredità: siate promessa di nuova santità! Vi sono vicino e vi incoraggio: vivete con gioia questa eredità e testimoniatela con generosità, perché quanti incontrate possano percepire che c’è una promessa di speranza rivolta anche a loro. Vi accompagno con la preghiera; e ora ci affidiamo in modo particolare al cuore di Maria Santissima, che qui venerate in modo speciale come Regina della pace. Ho letto di un bel segno materno accaduto in tempi difficili: mentre tante persone venivano deportate ed erano costrette alla fame e al freddo, ella, Madre tenera e premurosa, ascoltò la preghiera che i suoi figli le rivolgevano. In uno degli inverni più rigidi, rapidamente la neve si sciolse, facendo emergere un lago con molti pesci, che sfamarono tante persone affamate”.  

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