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Omicidio Lisa Gabriele, arrestato ex poliziotto

(Adnkronos) - Maurizio Mirko Abate, ex agente della polizia stradale, è stato arrestato per l’omicidio "doloso premeditato, aggravato dai futili motivi e in concorso con altro soggetto allo stato ignoto" della 22enne Lisa Gabriele, avvenuto il 7 ottobre del 2005 a Montalto Uffugo (Cosenza).  La ragazza venne trovata priva di vita in un bosco con…

(Adnkronos) – Maurizio Mirko Abate, ex agente della polizia stradale, è stato arrestato per l’omicidio “doloso premeditato, aggravato dai futili motivi e in concorso con altro soggetto allo stato ignoto” della 22enne Lisa Gabriele, avvenuto il 7 ottobre del 2005 a Montalto Uffugo (Cosenza).  

La ragazza venne trovata priva di vita in un bosco con accanto al corpo degli psicofarmaci, una bottiglia di whisky insieme a un biglietto di addio. Un suicidio inscenato, dunque, ma l’autopsia accertò che Lisa, in realtà, non si era suicidata ma era stata soffocata, probabilmente con un cuscino, in un luogo diverso da quello del ritrovamento del cadavere. Inoltre, gli accertamenti calligrafici stabilirono che a scrivere il biglietto d’addio non era stata la giovane Lisa. Ora la svolta nelle indagini con l’arresto dell’ex agente. 

L’uomo, oggi 50enne, è accusato anche di spaccio e cessione di marijuana nei confronti del figlio.  

Il caso, archiviato dopo le prime indagini nell’ottobre del 2009, è stato riaperto nell’ottobre del 2018, quando alla Procura di Cosenza è pervenuto un esposto anonimo nel quale si ripercorreva la vicenda della morte di Lisa Gabriele e venivano indicati particolari veritieri noti soli agli inquirenti.  

I primi riscontri, effettuati dai carabinieri di Rende, hanno consentito alla Procura di riaprire le indagini. Gli inquirenti hanno così effettuato ulteriori acquisizioni documentali, una lunga serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali, plurime escussioni di persone informate sui fatti e nuove consulenze medico legali attraverso la riesumazione del cadavere della vittima. Ciò che è emerso dalla nuova fase investigativa ha consentito di verificare, in maniera più approfondita, quanto raccolto nella prima fase, colmando quelle che gli investigatori definiscono ‘lacune investigative’, e facendo così emergere un quadro indiziario grave e tale da collegare il reato contestato all’indagato. Quanto acquisito sul piano investigativo, dunque, ha permesso alla magistratura inquirente e giudicante di valutare gli elementi indiziari raccolti come convergenti, gravi, univoci e coerenti.  

Le indagini, nello specifico, hanno consentito di inquadrare l’omicidio nell’ambito di una relazione sentimentale intrattenuta dalla vittima con l’uomo, già impegnato in altra stabile relazione, ritenuta sbilanciata, ossessiva e connotata da episodi di reiterate violenze e brutalità – come anche da dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – emersi dalle dichiarazioni di persone informate sui fatti che hanno tratteggiato un quadro degradato fatto anche di serate a base di sesso, droga e perversioni.  

Inoltre, stando agli inquirenti, è emerso che il movente dell’omicidio sarebbe da ricondurre all’esasperata volontà dell’indagato di interrompere la relazione allontanando definitivamente da sé la vittima, determinata a frequentare l’uomo nonostante la moglie di quest’ultimo avesse partorito un figlio ed alla luce del rischio che la moglie sapesse della relazione extraconiugale sottraendogli, così, il neonato.  

Gli inquirenti avrebbero ricostruito l’ultimo periodo di vita della vittima, connotato dai tentativi di trattenere nella relazione l’uomo, temendo, tuttavia, di subire ancora violenze e arrivando a temere per la propria vita anche a seguito di strani accadimenti, quali danneggiamenti all’auto e ai cavi elettrici dell’abitazione, nonché la morte sospetta della cagnolina deceduta appena dieci giorni prima di Lisa.  

Sono, inoltre, state intercettate frasi ritenute parziali ammissioni dell’indagato ed altre propalazioni di parenti dell’uomo fortemente indizianti, nonché conversazioni con linguaggio criptato che attesterebbero l’acquisizione, la suddivisione e l’occultamento del narcotico e lo spaccio dello stupefacente.  

Quanto alla droga, infine, è stato accertato l’utilizzo della cassetta delle lettere come deposito temporaneo dove la droga poteva essere prelevata dal figlio avvisato dal padre circa l’arrivo di una “bolletta” o “raccomandata”; e sarebbero anche stati accertati plurimi acquisti di marijuana (denominata “gelato”) effettuati dall’uomo e conseguenti cessioni in favore del figlio a cui veniva sequestrato dai Carabinieri di Rende, nel 2020, una modica quantità di stupefacente del tipo marijuana. Il procedimento pende nella fase delle preliminari.  

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