(Adnkronos) – I rapporti del governo italiano con le istituzioni europee sono migliori di quanto si potesse immaginare. Sarà possibile ottenere più flessibilità sul Pnrr ma la ratifica della riforma del Mes è un passaggio fondamentale. Difficile, invece, che possa passare un principio di reale redistribuzione dei migranti. Ferdinando Nelli Feroci è presidente dello IAI, Istituto Affari Internazional i. Diplomatico di carriera dal 1972 al 2013, è stato rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea a Bruxelles (2008-2013). L’Adnkronos ha parlato con lui dei dossier più caldi che vedono discutere il governo Meloni e Bruxelles.
Le relazioni, premette, “sono migliori, tutto compreso, rispetto a quanto si potesse pensare al momento dell’insediamento del governo”. Su due punti l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni “ha scelto di essere molto collaborativo”. Il primo sono le scelte fatte con l’approvazione della Finanziaria “molto prudente, con l’obiettivo di rispettare i vincoli di bilancio previsti dalle regole europee. E questo è stato sicuramente apprezzato a Bruxelles”. L’altro aspetto è l’aggiornamento del Pnrr. “Tema molto delicato e sensibile ma l’approccio del governo, e del ministro Fitto in particolare, è ispirato a un principio di consultazione costante con la Commissione europea”. Poi, ci sono altre questioni su cui “il rapporto è più complicato, penso alla gestione dei flussi migratori”. E poi c’è “il tema più spinoso del rapporto con alcuni membri dell’Unione, che sono i veri protagonisti del progetto europeo, ovvero la Francia e la Germania”.
Il Pnrr è, senza dubbio, uno snodo chiave. “Tutto quello che è stato inserito dal precedente governo è stato a suo tempo approvato dalla Commissione europea, nell’intesa che se ci fosse stato bisogno si sarebbero potute introdurre modifiche, all’insegna di quella flessibilità che la commissione ci riconosce”, ricorda Nelli Feroci. “Penso che l’interlocuzione si stia avviando sul piede giusto e sono fiducioso che le cose con Bruxelles possano andare bene”. Ci sono però da considerare anche le carenze strutturali del Paese. “Mi preoccupa di più la capacità di spesa delle amministrazioni italiane. Un tema delicato su cui non abbiamo precedenti molto incoraggianti. Abbiamo accumulato tradizionalmente ritardi nella spesa dei fondi strutturali europei. Mi auguro che in questo caso ci sia una mobilitazione dell’intero sistema Paese che consenta di spendere bene, e in tempo, i fondi che l’Unione europea ci ha messo a disposizione”.
Nel rapporto tra Roma e Bruxelles, e tra l’Italia e gli altri Stati membri, pesa però un vulnus da sanare. “Siamo l’unico e ultimo Paese che non ha ancora ratificato il trattato che modifica il funzionamento del Mes e finché l’Italia non lo ratifica il nuovo Mes non può entrare in vigore. E’ una situazione che non è sostenibile e non è accettabile da parte degli altri Paesi membri, che quel trattato lo hanno ratificato”, scandisce il presidente dello IAI. Il nuovo Mes, spiega, “è stato concepito soprattutto per consentire di intervenire nell’ipotesi di crisi bancarie. Quindi mai come in questa congiuntura, anche se speriamo che non serva, c’è bisogno di un Mes funzionante, modificato e operativo. Mi auguro che il governo italiano sblocchi questa vicenda al più presto possibile. Prima lo fa e meglio è”. E, avverte Nelli Feroci, “vincolare la ratifica del Mes all’ipotesi di trade-off, di scambi, su altri dossier non mi sembra una strada molto percorribile”.
A incidere nelle relazioni con l’Europa è, da sempre, il dossier migranti
. “Non è la prima volta che un governo italiano chiede maggiore solidarietà all’Europa ma soprattutto agli altri Paesi membri dell’Unione europea. E’ una costante per tutti i governi soprattutto quando si trovano in situazioni emergenziali, come succede oggi”, ricorda il presidente dello IAI. “Bisogna riconoscere che questo è un tema politicamente molto sensibile. Capisco i governi che scaricano responsabilità sull’Europa ma dobbiamo essere consapevoli che non sarà facile ottenere molta solidarietà da parte europea, soprattutto su un tema, che è quello della redistribuzione non solo dei richiedenti asilo ma anche dei cosiddetti migranti economici”. L’Europa, secondo Nelli Feroci, “può fare di più ma su aspetti collaterali. Penso ai programmi di assistenza che già l’Unione europea sta facendo ai Paesi di origine e di transito, perché questi Paesi possano collaborare meglio nella gestione dei flussi migratori. Penso ai programmi di gestione dei rimpatri”. Ma, avverte anche, “non mi farei troppe illusioni sul fatto che passi l’accettazione di un principio di redistribuzione come chiede il governo italiano”. (Di Fabio Insenga)