(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – “Le parole vanno misurate e le parole del ministro Piantedosi sui migranti sono state inopportune, soprattutto davanti a un dramma di queste dimensioni”. A dirlo, in una intervista all’Adnkronos, è Angelo Raffaele Panzetta, vescovo di Crotone, che oggi si è inginocchiato davanti alle 67 bare sistemate nella camera ardente del Palasport di Crotone. “Sono andato alla camera ardente per una motivazione di carattere personale ed ecclesiale, come essere umano e pastore della diocesi, per portare la mia preghiera e il mio cordoglio per le vittime del naufragio. E’ chiaro che avverto nella città di Crotone una cappa di dolore che sta attraversando le strade e i cuori di molti”, dice.
“La ragione profonda di questo dolore sta nel fatto che la nostra gente sarà pure povera e negli ultimi posti delle classifiche, ma ha un cuore ospitale, mentre quello che è avvenuto è contronatura. Avvertivo questo dolore per questo”, dice sua Eccellenza il vescovo.
“Accanto al dolore c’è anche una indignazione profonda legata al fatto che non vorremmo mai che accadesse tutto questo – prosegue il vescovo di Crotone – In questo momento è facile puntare il dito, ma non c’è dubbio che lo sguardo ci fa vedere una rete di responsabilità in cui ci siamo anche noi, con una mentalità europea di chiusura che poi produce questa situazione- prosegue il vescovo Panzetta- Non nascondo anche una speranza, lo sguardo della fede mi fa vedere la possibilità che anche i momenti drammatici costituiscono momenti di crescita”.
“Proprio la sera prima ho incontrato un gruppo di migranti in un centro di accoglienza per una sana integrazione nel nostro territorio- prosegue – Ed ero felice di vedere che eravamo una bella convivialità della differenze. Mi piacerebbe che fosse sempre così…”. Tornando a parlare del naufragio dice: “Il fatto che fossero famiglie rende tutto più drammatico. Il fatto che famiglie intere si muovono fa capire che non hanno alternative. Non solo la drammaticità delle morti ma anche la drammaticità dei punti di partenza. Noi oggi ci siamo inginocchiati davanti alle bare ma dovremmo inginocchiarci anche davanti a quei lager dove sono costretti a stare quei poveretti prima di partire. L’evento si deve affrontare con cuore e ragione, mettendo a punto politiche continentali che abbiano uno sguardo più profondo”.
Per il vescovo “c’è un collegamento tra le politiche europee e il naufragio, non si può smentire”. E parla ancora del ministro Piantedosi: “Non mi sento di giudicare la persona ma se le parole sono quelle pubblicate sulla stampa suscitano perplessità, i genitori pensano a proteggere sempre i propri figli. Non si tratta di responsabilità. E’ un gesto di disperazione che porta dentro di sé la custodia, se ci fossero condizioni di vita dignitose nessuno abbandonerebbe responsabilmente il proprio paese”.
E parlando dei superstiti che hanno perso molti familiari dice: “In questi momenti le parole sono usurate, se potessi li abbraccerei tutti, l’abbraccio e l’accoglienza vale più di ogni altra cosa. Si tratta di persone che hanno una fede e una speranza, è l’unica luce in questo momento di tenebra che stanno attraversando accanto al calore umano, l’accoglienza, non sarà per niente facile elaborare questi lutti, è una prospettiva di speranza. Questa gente ha una forza e una dignità e una capacità di ripartenza che merita davvero tanto”.