(Adnkronos) – Multe pagate in proporzione al reddito. L’ipotesi lanciata dal viceministro delle infrastrutture e trasporti Galeazzo Bignami ha un suo fondamento, e anche una sua dignità nel senso di equità che lascia trasparire. Succede già in altri Paesi, e potrebbe essere una strada da percorrere anche in Italia. Dove, però, c’è un problema sostanziale: la valanga di sanzioni erogate ai sensi del codice della strada che non vengono pagate.
Basta fare due esempi, citando le due maggiori città italiane, per capire di cosa si sta parlando. A Roma, alla fine dell’anno scorso ha sfiorato i 2,2 miliardi di euro il monte di sanzioni non incassate dal Comune di Roma. A Milano, solo considerando il periodo compreso tra il 2019 e i primi sei mesi del 2022 risultano multe non incassate per 379,3 milioni di euro, secondo i dati ufficiali forniti dalla polizia locale.
Non solo. Ora c’è anche la Manovra, con la norma inserita nella legge di bilancio che prevede lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro dal 2000 al 2015. Un provvedimento che consentirà di condonare le multe non pagate in quel periodo. Una buona parte della somma mai riscossa con le multe va considerata quindi definitivamente persa.
In questo scenario, la domanda che nasce è una: bene le multe in proporzione al reddito, ma non va prima risolto un problema, far pagare quello che è dovuto, che riguarda le multe, come le tasse? Il rischio, altrimenti, è che si scelga una strada ‘facile’ dal punto di vista della comunicazione ma che lascia comunque troppa distanza fra chi paga, chi non paga e chi condona. (di Fabio Insenga)