(Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – “Il Tribunale di Palermo deve essere la casa dei diritti di tutti”. Con queste parole si è insediato oggi al Palazzo di giustizia di Palermo il nuovo Presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini. Nell’aula magna gremita sono venuti ad ascoltarlo, oltre alle massime autorità civili e militari, i vertici del Tribunale, anche rappresentanti delle associazioni no profit, i rappresentanti religiosi, tra cui l’imam della Moschea di Palermo, Sceicco Badri Al Madani. “La magistratura è reduce da anni difficili – ha detto Morosini – gli scandali interni, nel determinare una vasta eco, hanno posto un problema di credibilità del nostro operato agli occhi dell’opinione pubblica, nonostante ci siano tantissimi giudici e magistrati che svolgono tutti i giorni questa professione con onore. Il modo in cui siamo percepiti è fondamentale ovunque, ma in particolare nelle realtà dove imperversa il crimine mafioso”.
“Occorre ripartire dai comportamenti di tutti i giorni cercando di rendere più trasparente e comprensibile il nostro operato con una idea di fondo – prosegue Morosini – Siamo qui per infondere fiducia svolgendo un servizio soprattutto per quelle persone che vivono l’esperienza dell’ingresso nel palazzo come momento unico e indimenticabile della loro vita”. E ha ribadito: “Il tribunale deve essere la casa dei diritti di tutti”.
“Come Tribunale dobbiamo continuare ad essere all’altezza di questa sfida – dice ancora il neo Presidente del Tribunale – valorizzando soprattutto i tratti che connotano la storia di questa città, ossia l’accoglienza e la sua apertura alle tante culture e alle diverse sensibilità di gruppi, individui e religioni che nel tempo l’hanno arricchita, hanno costituito il patrimonio autentico di questa città. Per questo ho ritenuto importante oggi, forse è successo per la prima volta, invitare in questa giornata i diversi rappresentanti delle comunità oggi presenti nel territorio che saluto con affetto. Perché mai come in questo frangente è fondamentale difendere il principio che tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza e di lingua, di religione, di opinione politiche”.
Poi, in chiusura, Morosini ha ricordato il percorso travagliato che lo ha portato oggi a capo del Tribunale di Palermo. Due anni fa il Csm aveva nominato Antonio Balsamo, ma Morosini impungò la delibera del plenum del Csm del 7 luglio 2021 con cui venne approvata la proposta di conferimento in favore di Balsamo dell’ufficio direttivo di presidente del Tribunale di Palermo. Secondo Morosini il presidente poi nominato non avrebbe avuto i requisiti richiesti e dunque non poteva essere nominato a capo del Tribunale di Palermo. Lo scorso 10 marzo il Consiglio di Stato ha confermato l’annullamento della nomina del presidente del Tribunale di Palermo. La settima sezione ha confermato la sentenza del Tar del Lazio del 19 settembre 2022, annullando il provvedimento con cui il Csm aveva conferito ad Antonio Balsamo l’incarico direttivo di presidente del Tribunale ordinario di Palermo, in accoglimento del ricorso proposto da altro magistrato aspirante all’incarico, Piergiorgio Morosini.
Balsamo, secondo il Consiglio di Stato, non poteva concorrere al posto di presidente del tribunale, perché, al momento della presentazione della propria candidatura, non aveva ancora maturato il periodo minimo di funzioni requirenti prescritto dalla normativa. “Lo scorso 5 aprile con la mia nomina il Csm ha messo i titoli di coda a una vicenda travagliata apertasi con una decisione di segno diverso nel luglio del 2021 che mi aveva condotto in una diversa città a fare un’altra esperienza professionale. Gli amici più intimi, in questi giorni, spesso mi hanno chiesto come sia stato vivere questo periodo lontano da Palermo, dopo esserci stato per 27 anni”.
“E che cosa ho provato quando è diventata concreta a possibilità del mio ritorno – prosegue Morosini – E’ vero che raggiungere un traguardo così importante è una cosa che ti conforta e ti onora, ma quello che mi ha segnato di più è quello che vissuto prima del 5 aprile di quest’anno. Perché quei ricordi mi danno la netta sensazione, quasi corporea, di che fatica ho fatto per affrontare tutte le tappe del percorso che mi ha portato fino a qui. Ancora una volta ho avuto la conferma che in ogni genere di situazione c’è sempre qualcosa da imparare, non c’è esperienza che non possa rivelarsi utile, anche solo per la disciplina che occorre per gestire le avversità o per capire meglio le tante persone che sono attorno a noi”.
“Tra le persone che hanno contribuito al mio ritorno – dice ancora il Presidente del Tribunale Morosini – avverto l’esgienza di citarne una, con particolare commozione. Si tratta dell’avvocato Alessandro Parini, che ha seguito il mio caso davanti al giudice amministrativo. Il suo impegno, la sua saggezza e la capacità di instaurare un rapporto di empatia sono stati per me molto importanti. Dovevamo vederci dopo Pasqua perché volevo stringergli la mano per il risultato che avevamo ottenuto”. “Ma non è stato possibile perché è rimasto vittima dell’attentato di Tel Aviv dello scorso 7 aprile. Che la terra ti sia lieve, Alessandro – dice ancora Morosini, visibilmente commosso – In certi momenti hai la visione nitida di chi sono le persone che sono davvero vicino a te e quelle che hanno lavorato al mio fianco, tutti i giorni, o quelli che si occupano della mia tutela”. Poi il Presidente ha voluto ringraziare la compagna, Titti, magistrato anche lei, la madre, la sorella e il nipote. “Un’altra persona non è fisicamente in questo luogo ma cammina sempre al mio fianco, è mio padre – dice ancora Morosini – e questa giornata la voglio dedicare a lui”. Prima di lui hanno preso la parola il Presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, la Procuratrice generale Lia Sava e il Procuratore Maurizio de Lucia. Quest’ultimo ha chiuso il suo intervento dicendo: “Oggi è una bella giornata”.