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“Mio marito ucciso dai talebani e ora ho perso due bambine”

(Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - "Mio marito è stato ucciso dai talebani e io sono dovuta fuggire dall'Afghanistan per proteggere i miei tre figli. Non avrei mai pensato di vedere morire sotto i miei occhi le mie bambine, annegate. A pochi metri dalla costa. E non ho potuto fare niente per salvarle. Sono andate…

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – “Mio marito è stato ucciso dai talebani e io sono dovuta fuggire dall’Afghanistan per proteggere i miei tre figli. Non avrei mai pensato di vedere morire sotto i miei occhi le mie bambine, annegate. A pochi metri dalla costa. E non ho potuto fare niente per salvarle. Sono andate giù, tra le onde. Ho provato a salvarle ma il mare me le ha strappate dalle mani”. Leila non ha più lacrime da versare. E’ ricoverata all’ospedale di Crotone, insieme con il figlio Martim di 10 anni. L’unico dei tre figlio rimasto vivo. Lo tiene stretto e lo abbraccia, lo accarezza. Il piccolo ha gli occhi persi nel vuoto. Le altre due figlie, Mariam di 17 anni e Niyayesh di 7 anni, sono morte all’alba di domenica, inghiottite dalle onde. Ma se il corpo di Mariam è stato trovato e si trova nella camera ardente di Crotone, il corpo della sorella di 7 anni non è ancora stato ritrovato. Leila è stata raggiunta questa mattina dal nipote Mohamed Djafari di 35 anni. E’ arrivato direttamente da Monaco, in Germania, dove vive da 23 anni. “Mia zia voleva raggiungere me in Germania – racconta tra le lacrime – non voleva restare in Italia, potete dirlo ai politici. Voleva solo raggiungere i miei familiari in Germania. Invece ha perso tutto, le sue due figlie. Dopo avere perso il marito, ucciso dai talebani in Afghanistan, alcuni anni fa”.  

Alle 3.40 di domenica mattina Leila chiama il nipote Mohamed per dirgli che vedeva le luci delle coste e che era felice di essere arrivata. “Tra poco approdiamo e ci portano al centro d’accoglienza – ha detto al cugino – ti chiamo poi domani mattina con calma”. La telefonata della mattina dopo è arrivata, ma è una telefonata disperata. Che raggela Mohamed. “Mi ha chiamata alle 10.45 gridando dalla disperazione – racconta Mohamed all’Adnkronos – ‘Le mie bambine sono morte!’ ha detto. Io non capivo, ero frastornato. Poi me lo ha ripetuto ancora. E io ho subito organizzato il viaggio in macchina dalla Germania fino a Crotone”.  

Leila e Mohamed si sono visti questa mattina in ospedale. E’ stato lui a fare il riconoscimento della salma di Mariam. Mentre manca quella di Niyayesh di 7 anni, tra i tanti dispersi. Leila non risparmia critiche ai soccorsi: “Mi spiace dirlo ma non ci hanno aiutato. Sono arrivati e per almeno venti minuti non hanno fatto nulla perché non avevano i mezzi per aiutarci, nel frattempo le mie figlie sono annegate”, dice tra le lacrime.  

“Non voglio che le mie cuginette vengano sepolte in Afghanistan – dice adesso Mohamed – perché il mio paese è solo morte e distruzione. Voglio portare tutta la mia famiglia in Germania”. Poi se la prende con gli scafisti. “Hanno caricato quasi 200 persone in cambio di soldi, come si fa a giocare così con le persone? Con i bambini?”. 

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