(Adnkronos) – Il blocco navale ”potrebbe rientrare” nel programma della premier Giorgia Meloni ”se si completasse quello che era previsto dalla missione Sophia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Ping Pong su Radio1.
”Se finalmente questa missione, che si fermò nella sua realizzazione ed ebbe solo l’esito di fare da pull factor e che prevedeva in accordo con i paesi di destinazione, nella fattispecie potrebbe essere la Tunisia, la realizzazione di dispositivi congiunti di controllo in mare e restituzione delle persone che partono”, si completasse ci sarebbe ”la piena realizzazione del blocco navale”.
I duecento barchini partiti dall’area di Sfax ”ci pongono l’interrogativo sulla capacità e talvolta anche sulla volontà piena della Tunisia di collaborare come peraltro stanno facendo – ha aggiunto – Dall’inizio dell’anno hanno fermato decine di migliaia di persone prima che queste partissero oppure le hanno recuperate in mare”.
Le dichiarazioni di Salvini su una presunta regia dietro la raffica di sbarchi? ”Io non ho prove di questo, se l’ha detto il ministro Salvini avrà le sue ragioni, è una supposizione che lui fa che avrà qualche fondamento ma da ministro dell’Interno per dirlo devo avere delle prove”, ha chiarito.
Molte delle norme dei decreti sicurezza ”sono ancora in vigore” ma da allora il fenomeno della migrazione ”è cambiato, è evoluto. Gli interventi normativi di ripristino di certi meccanismi in parte sono già avvenuti ma non basta fare una legge, ci vuole qualcosa di più e l’azione dell’Europa a sostegno dell’Italia è fondamentale”, ha sottolineato.
Quanto alla norma sui Cpr, ”è contenuta all’interno di una cornice europea – ha spiegato – che prevede la possibilità del trattenimento fino a 18 mesi delle persone che vengono destinate all’espulsione, quindi nulla di particolarmente complicato dal punto di vista del rispetto delle persone. Poi certo è evidente che la norma da sola non potrà bastare ma sarà accompagnata da un piano”.
E sulla realizzazione di nuovi Cpr, Piantedosi ha aggiunto: ”Sono contento di poter condividere questo obiettivo che avevo lanciato già da qualche mese con il ministro Crosetto. Avere la disponibilità del genio militare per la rapida realizzazione delle strutture che stiamo immaginando sul territorio nazionale, per rafforzare la capacità dello Stato per finalmente avere risultati maggiori dal punto di vista delle espulsioni, come ci chiede anche l’Europa”, è importante.
”Siamo molto presenti a Lampedusa e consapevoli delle difficoltà che vivono i lampedusani perché l’isola è un primo approdo di questo grandissimo flusso che dura ormai da decenni – ha detto Piantedosi – La visita della premier Meloni e della von der Leyen voleva dire ai lampedusani che non sono soli e possono contare sull’impegno diretto del governo italiano e del governo europeo”.
Poi, rispondendo sulle dichiarazioni che il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ha fatto su Lampedusa prima dell’incontro al Viminale, Piantedosi ha osservato: ”Questa apparente contraddizione in realtà io la ascrivo al fatto che poi in ogni angolo d’Europa, in vista delle elezioni europee, si parla in parte all’elettorato e in parte poi si prende consapevolezza della concretezza del problema. Io ieri ho potuto constatare che con toni e atteggiamenti che non avevo mai registrato in passato il collega Darmanin mi è parso sinceramente e concretamente proiettato sulla consapevolezza che l’Italia va aiutata”.
Il ministro ha fatto il punto sui salvataggi: ”Come salvataggi in mare fatti dalle nostre strutture, Guardia di Finanza e Guardia Costiera, su 129mila persone arrivate, 83mila sono state recuperate. Le ong hanno recuperato circa 5-6mila persone”.