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Migranti, oltre 900 in salvo su navi ong: “Così abbiamo visto morire gli altri”

(Adnkronos) - "Nel primo tentativo di fuga dalla Libia la nostra barca si è rovesciata. Nove persone sono morte. Nostra figlia si sveglia ancora di notte, spaventata. Cerchiamo di aiutarla a dimenticare". Bassem, Hana e la loro bimba di appena quattro anni sono tra i 234 naufraghi tratti in salvo tra il 22 e il…

(Adnkronos) – “Nel primo tentativo di fuga dalla Libia la nostra barca si è rovesciata. Nove persone sono morte. Nostra figlia si sveglia ancora di notte, spaventata. Cerchiamo di aiutarla a dimenticare”. Bassem, Hana e la loro bimba di appena quattro anni sono tra i 234 naufraghi tratti in salvo tra il 22 e il 26 ottobre scorsi nel Mediterraneo centrale dall’Ocean Viking. Tre delle sei operazioni di soccorso si sono svolte nella Regione di ricerca e soccorso libica e tre nella in quella maltese. “Molti sopravvissuti hanno condiviso con i nostri team il terribile calvario fisico ed emotivo vissuto in mare e in Libia – spiegano da Sos Mediterranee -. Devono sbarcare subito, come previsto dalla legge marittima”. 

Ad attendere di poter sbarcare sul ponte di una nave, in mezzo al mare, ci sono anche i 572 migranti, soccorsi dal team di Geo Barents, nave di Medici senza frontiere. Nella notte l’ultimo salvataggio: 119 persone, tra cui 7 minori che viaggiavano su una carretta del mare segnalata da Alarm Phone dopo che ieri l’equipaggio della nave umanitaria di Msf aveva raccolto in mare 82 persone, tra cui quattro minori, evacuate da un barchino sovraffollato e instabile partito il giorno prima dalla Libia. “Durante la traversata, alcune persone non hanno avuto altra scelta che sedersi sul ponte inferiore della barca di legno, insieme alle giare di carburante – spiegano i soccorritori – . Sarebbero potute morire per intossicazione da carburante. Avremmo potuto incontrare cadaveri, se il nostro team non fosse arrivato in tempo. Le persone vulnerabili sono costrette a fuggire in condizioni così pericolose a causa della mancanza di alternative legali e sicure”, dicono da Msf.  

Nelle acque internazionali al largo della Sicilia restano anche i naufraghi soccorsi dall’Humanity1: 179 migranti, dopo che un minore non accompagnato con forti dolori addominali è stato evacuato dalla Guardia costiera italiana. Già cinque le richieste di un porto sicuro di sbarco inviate alle autorità competenti, compresi il centro di coordinamento dei soccorsi maltese e italiano. “Non abbiamo ancora ricevuto una risposta positiva”, spiega l’ong. A bordo c’è anche un neonato di 7 mesi e la sua giovane mamma di appena 17 anni, che non può più allattare. E c’è Buba, 18 anni, del Gambia, che già altre due volte aveva tentato di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Intercettato dalla Guardia costiera libica era stato riportato indietro. “Sono così felice che mi avete salvato, potrei rimanere su questa nave per sempre”, dice. Al team di Humanity1 ha raccontato dei compagni di viaggio scomparsi tra le onde. La notte prima di essere soccorsi una decina di persone è finita in acqua. “Forse qualcuno si è addormentato e ha trascinato gli altri”, ipotizza Buba. Quattro sono riusciti a risalire a bordo, ma altri sei non ce l’hanno fatta. “Li abbiamo visti scomparire tra le onde”.  

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