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Migranti, marittimista Bulgherini: “Ocean Viking? Competenza illeciti è Stato attracco e bandiera”

(Adnkronos) - "I porti sono luoghi dove le navi che intendono attraccare sono sottoposte alla giurisdizione dello Stato costiero. Se Ocean Viking fosse attraccata in Italia la competenza di eventuali contestazioni legate alla sua mancata autorizzazione Imo di ‘nave di ricerca e salvataggio’ o altro sarebbe spettata allo Stato italiano, in base al principio del…

(Adnkronos) – “I porti sono luoghi dove le navi che intendono attraccare sono sottoposte alla giurisdizione dello Stato costiero. Se Ocean Viking fosse attraccata in Italia la competenza di eventuali contestazioni legate alla sua mancata autorizzazione Imo di ‘nave di ricerca e salvataggio’ o altro sarebbe spettata allo Stato italiano, in base al principio del Port State Control, riguardante i necessari controlli che lo Stato deve effettuare nei confronti delle navi che entrano e stazionano nei suoi porti, come impongono la normativa interna, della Ue, la normativa dell’Imo (International Maritime Organization – Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sicurezza marittima) e quella internazionale”. Elda Turco Bulgherini, già ordinario di diritto della navigazione nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata, senza esitazioni interviene con l’Adnkronos sulla stretta dell’esecutivo contro le navi Ong e sulla scelta di Ocean Viking di non attraccare nei porti italiani ed aggiunge: “Ciò non toglie che lo Stato di bandiera (la Norvegia – ndr) dovrebbe effettuare periodicamente i controlli sulle navi iscritte nei propri registri per verificare l’esistenza e la persistenza di tutte le condizioni di navigabilità e sicurezza imposte dalle leggi nazionali, europee ed internazionali”. 

“L’Italia sta assolvendo ai suoi obblighi. Mentre assistiamo ad un’opera di disinformazione che sovverte i principi fondamentali del diritto – incalza la marittimista – L’Italia non è l’hot spot d’Europa dove accogliere i migranti clandestini. L’atto di accusa sulle navi fuorilegge, sottoscritto dal nostro Paese, insieme alla Grecia, Malta e Cipro riguarda una situazione insostenibile che l’Italia non può affrontare da sola”.  

L’elaborazione di un codice di condotta europeo per le navi Ong potrebbe essere una soluzione? “La soluzione definitiva no, ma senz’altro sarebbe un segnale di volontà da parte dei paesi europei di assumere un minimo di responsabilità e solidarietà nel darsi delle regole condivise, come già l’ex ministro dell’Interno Minniti aveva tentato nel 2017 a Tallin in Estonia. In tale occasione i Ministri della Giustizia e degli Affari Interni della Ue avevano condiviso il progetto italiano di un codice di condotta per le navi Ong impegnate in attività Sar, al fine di stabilire una serie di regole chiare da rispettare, in consultazione con la Commissione Ue ed in cooperazione con le parti interessate, tra cui le stesse Ong”.  

Bulgherini ricorda che “la mancata sottoscrizione di questo Codice di condotta o l’inosservanza degli impegni in esso previsti comportava l’adozione di misure da parte delle Autorità italiane nei confronti delle relative navi e la comunicazione agli Stati di bandiera del mancato rispetto degli impegni previsti dal Codice di condotta. Io ritengo, quindi, che l’attuale Ministro intenda riprendere i principi già espressi dal precedente Codice di condotta dell’allora Ministro Minniti, attualmente non rispettato”.  

“Un Codice di condotta condiviso dai paesi dell’Ue sarebbe in quest’ottica un passo ulteriore conclude l’esperta – considerato che, quasi tutte le navi Ong, hanno bandiere di paesi europei. Peraltro, l’Agenzia europea Frontex ha più volte segnalato che qualunque normativa nazionale “aperturista” diventa, per forza delle cose, un elemento di pull factor verso le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani”. 

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