(Adnkronos) – I piani sono diversi. Anche se spesso vengono strumentalmente sovrapposti. Una cosa è la ratifica del Mes, che spetta al Parlamento e che serve a rendere vigente il meccanismo perché senza il via libera dell’Italia non può funzionare, altra cosa è accedere al Mes e utilizzare le risorse che mette a disposizione, accettandone le condizioni.
Sul primo piano, quello della ratifica, sul governo Meloni si sta rafforzando il pressing delle istituzioni europee. A parlare oggi è stato, in particolare, il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. L’Italia, ha detto, “è liberissima di utilizzare o non utilizzare questo fondo e io rispetto la posizione della Presidente del Consiglio che ha dichiarato che non vuole utilizzarlo”. Poi, però, ha osservato Gentiloni, “c’è un altro tema”, e cioè “una revisione dello statuto di questo fondo con la quale l’Italia ha concordato un paio di anni fa e penso che ratificare questo statuto modificato stia nelle cose un po’ perché pacta sunt servanda e un po’ perché non implica minimamente il fatto che poi si decida di utilizzarlo”.
Parole che aiutano a fare chiarezza anche rispetto alla posizione espressa dallo stesso premier, Giorgia Meloni. “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue”. Anche qui, difficile essere più chiari e netti. Ma questa affermazione può essere letta anche come una garanzia rispetto al fatto che l’eventuale ratifica non impegnerebbe in maniera assoluta l’Italia a usare lo strumento. Per questo, può essere la premessa che accompagna una ratifica come ‘atto dovuto’ che consente di tenere ferma la distanza nel merito. “Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio”. Queste parole del premier possono aprire a una discussione da fare a Bruxelles per una ulteriore riforma dello strumento Mes.
Intanto, però, c’è chi insiste con altrettanta forza nel sostenere che il Mes vada utilizzato, anche così com’è. “Il Mes è fondamentale. Faremo vedere un piano dettagliato alla Meloni su come azzerare le liste di attesa con un intervento straordinario utilizzando il Mes”, ha rilanciato il leader di Azione Carlo Calenda, aggiungendo anche un piccolo retroscena: “Ho mandato un whatsapp alla Meloni, guarda che il 2023 è l’anno in cui la Sanità salta per aria. Lei mi ha scritto lo so, però… Io le ho detto, devi fare questo altrimenti le famiglie, giustamente, andranno per strada a protestare”.