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Lavoro, con smart working meno tempo perso e più produttività

(Adnkronos) - In soli sei mesi di smart working parziale (2/3 giorni a settimana), oltre 300 dipendenti di 11 aziende hanno evitato spostamenti per oltre 700mila km, pari a più di 17 giri dell’equatore, ed emissioni di CO2 pari a quelle assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari. Ma non solo: hanno…

(Adnkronos) – In soli sei mesi di smart working parziale (2/3 giorni a settimana), oltre 300 dipendenti di 11 aziende hanno evitato spostamenti per oltre 700mila km, pari a più di 17 giri dell’equatore, ed emissioni di CO2 pari a quelle assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari. Ma non solo: hanno risparmiato costi, tempo (-14.000 ore di spostamento casa-lavoro) e guadagnato in benessere e qualità della vita. Tanti anche i benefici per le aziende, che hanno così dipendenti più sereni, collaborativi e produttivi. L’enzima alla base del successo è la gestione manageriale a supporto di una profonda trasformazione organizzativa e digitale. A fare i conti ci ha pensato Smart & Value, il progetto nato dalla partnership tra Stantec e Dilium con il Sustainability & Circular Economy Lab, in collaborazione con l’Università di Bologna e Manageritalia Emilia-Romagna che ha presentato i suoi risultati ieri sera alla Bologna Business School nel corso dell’evento ‘La digitalizzazione e la sostenibilità ESG dei modelli di smart working’. 

Aprendo l’incontro Rebecca Levy Orelli (professoressa associata Dipartimento Scienze Aziendali Università di Bologna e responsabile scientifico Sustainability & Circular Economy Lab), presentando i risultati del progetto, ha affermato: “Smart&Value ha dimostrato che lo smart working si può misurare: grazie a Stantec e alle aziende partecipanti abbiamo aperto una finestra su un mondo intuibile, ma di fatto sconosciuto. E misurare ci permette di conoscere e di prendere decisioni per il futuro delle aziende e della collettività”.  

Nel suo intervento Gloria De Masi Gervais (Head of Communication Stantec) ha ripercorso obiettivi, fasi e partner del progetto, sottolineando il profondo legame che lega Stantec e lo smart working: “Stantec crede nel lavoro da remoto da molto tempo: abbiamo iniziato a sperimentarlo già nel 2008, per poi decidere di misurarne l’impatto nel 2018”. 

Gianluca Maestrello (consigliere di Manageritalia Emilia Romagna e coordinatore Area Progetti e Ricerche Sustainability & Circular Economy Lab), chiudendo la presentazione dei risultati, ha sottolineato l’impegno dei manager e di Manageritalia per diffondere nel nostro Paese il lavoro agile e quindi una moderna organizzazione del lavoro come determinanti fattori competitivi a livello economico e sociale e ha anticipato il prossimo progetto del Lab: “Molte aziende hanno indicato la gender equality come primo obiettivo di sostenibilità, il nostro prossimo progetto sarà quindi volto a identificare strumenti e strategie per promuoverla nei piani di sviluppo delle imprese”. 

L’iniziativa ha coinvolto 11 aziende del territorio bolognese e di altre parti d’Italia (AlmaLaureaSrl, Autogrill, Copma, Crif, Daiichi Sankyo, Enav, Eni, Epta, PittaRosso, Sisal e Würth Italia) per un totale di oltre 300 dipendenti, che per sei mesi si sono impegnate a misurare il proprio modello di smart working in termini di impatto di Co2 nell’atmosfera, km percorsi, tempi di viaggio, costi per i dipendenti e per l’azienda e produttività. Emergono così chiaramente i molti benefici del lavoro agile, che impatta non solo sui singoli lavoratori e sulle aziende, ma sull’intera collettività. 

Benefici in termini di costi, tempo e, naturalmente, qualità della vita: lavorando in smart working, i dipendenti hanno risparmiato i costi di carburante, pedaggi, parcheggi, di alcune spese per la gestione familiare (baby-sitter) e quasi 14.000 ore di spostamenti casa-lavoro (6,7 anni). Tempo e soldi dedicati invece alla famiglia, al benessere, allo sport e anche alla formazione. I lavoratori si sono detti soddisfatti anche del proprio lavoro: il 37% degli intervistati si è detto meno stressato, il 25% più concentrato e il 7% più creativo; solo il 4% preferisce lavorare sempre in ufficio. Non mancano, i benefici per le imprese: i reparti hr delle aziende hanno rilevato un miglioramento della produttività, del lavoro per obiettivi, e delle competenze digitali delle persone. Anche la digitalizzazione delle procedure e dei modelli organizzativi è migliorata, insieme all’uso degli spazi e alla gestione dei costi. 

È seguita poi una tavola rotonda dal titolo Il futuro dello smart working ‘sostenibile’ nelle imprese, moderata da Paolo Longobardi (segretario generale Cida), nella quale sono intervenuti Maria Grazia Bonzagni (direttrice Area Programmazione e Statistica presso Comune di Bologna), Loretta Chiusoli (Hr & Organizzazione Corporate director Crif spa), Francesco Raphael Frieri (direttore generale alle Risorse, Europa, Innovazione e Istituzioni della Regione Emilia-Romagna) e Matteo Passini (vicedirettore Generale Emilbanca Credito Cooperativo).  

Bonzagni e Chiusoli si sono in particolar modo concentrate sull’importanza di mantenere lo smart working (almeno parziale) anche al termine delle misure emergenziali imposte dalla pandemia: “In termini di sostenibilità ambientale non possiamo permetterci passi indietro in tal senso”; ha affermato Bonzagni. Frieri, invece, ha posto l’accento sull’importanza culturale che deve accompagnare il lavoro agile: “Lo smart working non può esistere senza trasformazione digitale”, ha affermato. Passini, parlando dell’esperienza di smart working in Emilbanca Credito Cooperativo, ha elogiato soprattutto il forte impulso alla digitalizzazione, che ha permesso all’azienda di sviluppare più canali di contatto con il cliente. 

Al termine degli interventi sono stati consegnati gli attestati di partecipazione alle undici aziende partecipanti. Sono seguite le conclusioni di Giovanni Molari (rettore Alma Mater Studiorum Università di Bologna) e Mario Mantovani (presidente Nazionale Manageritalia); Molari ha posto l’accento sull’importanza della collaborazione tra accademie, imprese e giovani: “Tenere insieme i mondi è fondamentale perché tutti possano continuare a crescere”. Mantovani ha indicato il progetto come un ottimo esempio di collaborazione tra Manageritalia e le università: “Lo smart working è un fenomeno che riguarda molto da vicino la gestione manageriale del lavoro; analizzare i modelli organizzativi che funzionano, per poi applicarli nelle aziende, porterà sicuramente benefici e vantaggi per tutti gli attori coinvolti in questi processi”. Sono intervenuti anche Cristina Mezzanotte (presidente Manageritalia Emilia-Romagna), Angelo Paletta (direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali Università di Bologna), Max Bergami (Dean Bologna Business School), Emanuela Sturniolo (amministratore delegato Stantec). 

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