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Ita e Lufthansa, un accordo in ritardo di anni per la vecchia Alitalia

(Adnkronos) - Ita non è l'Alitalia. L'assicurazione che l'Ad di Lufthansa, Carsten Spohr, ha usato più volte per rassicurare i suoi azionisti è la chiave per leggere il senso dell'accordo che lega, finalmente, la compagnia tedesca a quello che resta di Alitalia. Alla fine il matrimonio si fa, ma con un ritardo di anni e…

(Adnkronos) – Ita non è l’Alitalia. L’assicurazione che l’Ad di Lufthansa, Carsten Spohr, ha usato più volte per rassicurare i suoi azionisti è la chiave per leggere il senso dell’accordo che lega, finalmente, la compagnia tedesca a quello che resta di Alitalia. Alla fine il matrimonio si fa, ma con un ritardo di anni e grazie a una dimensione ormai molto meno impegnativa.  

Che l’unica vera opzione per la compagnia aerea italiana fosse finire in mano a una compagnia europea più grande ed efficiente è stato sempre piuttosto evidente. Ma la politica, a più riprese e quasi sempre per interessi elettorali, e anche il fronte sindacale, sempre diviso e troppo frammentato nella rappresentanza di piloti, assistenti di volo e personale di terra, hanno di fatto sempre impedito che le estenuanti trattative andassero a buon fine. E’ successo più volte con Air France-Klm ed è successo anche con Lufthansa. 

La sorte di Alitalia, del resto, è stata per decenni segnata dalle ingerenze della politica. Prima utilizzata come un gigantesco ammortizzatore sociale e fatta crescere a dismisura, poi gestita con grande approssimazione, salvo poche meritevoli parentesi, poi messa al centro della contesa elettorale. Vale, per tutti i tentativi, lo slogan intriso di retorica “Alitalia deve restare italiana”, che ha prodotto risultati improbabili, e perdite consistenti, come ricordano i ‘capitani coraggiosi’ di Alitalia-Cai.  

Venendo alla storia più recente, è legata a una trattativa con Lufthansa anche la fine di Alitalia e la nascita di Ita. Nel 2019, il governo Conte I sostenuto da Lega e Cinquestelle prova a coinvolgere la compagnia tedesca per rilanciare quello che resta della compagnia di bandiera italiana. Dopo diversi tentativi, anche con il coinvolgimento piuttosto ‘acrobatico’ di Fs e Atlantia, il piano si arena con la fine di quella esperienza di governo e la nascita del Conte II. Proprio allora, Alitalia chiude e dalle ceneri nasce Ita Airways. Con il governo Draghi, l’azionista Tesoro sceglie la trattativa in esclusiva per la cessione con la cordata che vede in prima linea il fondo statunitense Certares, insieme ad Air France-Klm e Delta Airlines come partner commerciali, respingendo la proposta di Msc Crociere e Lufthansa. Ma arriva un nuovo cambio radicale nello scenario politico. 

Il governo Meloni ribalta il quadro, con un intervento che prepara l’epilogo di oggi. Ita Airways, stabilisce un Dpcm, può essere acquistata solo da un offerente che faccia capo a una compagnia aerea. È il ‘paletto’ che spiana la strada a Lufthansa. Ci si poteva arrivare molto prima, sprecando meno denaro e, forse, salvando qualcosa in più della vecchia Alitalia. (di Fabio Insenga) 

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