(Adnkronos) – Si parla di guerra, quella in Ucraina innescata dalla Russia, e di pace, l’aspirazione di chiunque sia dotato di buon senso. Guerra e pace però stanno diventando anche un tema su cui misurarsi politicamente, per affermare o ritrovare un’identità. Così la guerra e la pace finiscono nelle piazze, con le bandiere e le insegne dei partiti a marcare il territorio.
Per ora, è soprattutto una questione che si gioca nel campo largo del centrosinistra. Con molte sfumature e una lunga serie di distinguo. Giovedì davanti all’ambasciata russa va in scena un sit in organizzato da Base Italia di Marco Bentivogli, e altre associazioni, che ha un’impostazione più articolata rispetto alla grammatica del pacifismo tradizionale. Non solo per la pace ma anche contro le responsabilità della Russia. Il messaggio è chiaro, la pace è necessaria ma si può arrivare alla pace con un deciso passo indietro di Putin. E’ una piazza che chiede il cessate il fuoco e il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio, con il riconoscimento della piena indipendenza e autonomia dello Stato ucraino secondo i confini stabiliti dalla comunità internazionale prima del 2014.
A questa impostazione e a questo sit in aderisce il Pd di Enrico Letta. Ma non ci sarà tutto il Pd o, meglio, una parte del Pd dovrebbe andare anche a una manifestazione di segno diverso, quella prevista per il week end di metà novembre e organizzata dalla Rete per il Disarmo a cui parteciperanno convintamente i Cinquestelle di Giuseppe Conte. Non è ancora chiaro quale sia l’appello formale della manifestazione e molti in casa Dem aspettano di poter leggere le parole che la connoteranno.
Il rischio è che una manifestazione per la pace senza se e senza ma finisca con il mettere sullo stesso piano le ragioni degli aggrediti e degli aggressori e che possa essere strumentalizzata anche dalla macchina della propaganda russa. Conte si è spinto ad auspicare una partecipazione larga e senza bandiere, aprendo alle forze del centrodestra. Ma, anche su questo fronte, le posizioni sono diverse e incompatibili tra loro. Si va dalla reazione coerente di Giorgia Meloni ai nuovi bombardamenti russi su Kiev, “Difendiamo la libertà”, al silenzio imbarazzato, e imbarazzante, di Matteo Salvini, passando per l’indulgente rappresentazione delle responsabilità di Putin di Silvio Berlusconi.
La somma delle posizioni in campo vede la politica approcciare in ordine sparso, e con una certa confusione, un tema che andando oltre le piazze dovrebbe impegnare tutti a spingere perché la guerra finisca con una pace giusta. (di Fabio Insenga)