(Adnkronos) – La giunta militare che ha preso il potere in Niger vuole giudicare il presidente deposto, Mohamed Bazoum, e altri componenti del suo governo con l’accusa di alto tradimento. “Il governo del Niger ha raccolto le prove necessarie per processare davanti alle autorità competenti il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri per alto tradimento e per aver minacciato la sicurezza interna ed esterna del Niger”, hanno comunicato i golpisti stando alle notizie riportate dal portale Le Sahel.
Secondo la giunta saranno rispettate le leggi del Paese. I golpisti hanno promesso di rispettare diritti umani e “valori tradizionali e religiosi”. A Bazoum viene chiesto di ritrattare dopo le dichiarazioni in cui ha denunciato di essere “sequestrato”. Sulle condizioni sullo stato di salute del presidente deposto si sostiene che Bazoum venga visitato regolarmente dal suo medico, l’ultima volta sabato scorso, quando “non sono stati rilevati problemi nel suo stato di salute”.
I golpisti denunciano quella che considerano una “campagna” di “disinformazione” per provocare il “fallimento” della soluzione negoziale alla crisi politica e “giustificare” l’intervento militare” e contestano le sanzioni “illegali, disumane e umilianti” da parte dell’Ecowas contro il Niger.
Intanto sei soldati nigerini sono morti e un altro è stato ferito in combattimenti registrati nell’ovest del Niger, dove sono rimasti uccisi anche dieci “terroristi” uccisi. Secondo una dichiarazione letta alla tv nigerina del Comando supremo della Guardia nazionale, i militari a bordo di cinque mezzi sono finiti un’imboscata durante un’operazione contro sospetti jihadisti a una ventina di chilometri da Sanam. I “terroristi”, afferma la dichiarazione, erano a bordo di una “decina di moto”. Dieci di loro sono stati uccisi in un’operazione effettuata da “rinforzi aerei e terrestri” per i militari. Il capo della giunta militare che ha preso il potere in Niger dopo il golpe del 26 luglio, il generale Abdourahamane Tchiani, ha giustificato il colpo di stato con il “peggioramento” della situazione di sicurezza del Paese.