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Giovanelli (Inco): “La persona obesa è un paziente da curare non un colpevole”

(Adnkronos) - "Il grosso problema è far comprendere al paziente che è un malato. Non è una persona colpevole di essere obesa ma un individuo affetto da una malattia e come tale deve essere seguito e accompagnato un percorso di cura". Così Alessandro Giovanelli, primario dell’Istituto Nazionale di Chirurgia dell'Obesità (Inco) presso l'Irccs Ospedale Galeazzi…

(Adnkronos) – “Il grosso problema è far comprendere al paziente che è un malato. Non è una persona colpevole di essere obesa ma un individuo affetto da una malattia e come tale deve essere seguito e accompagnato un percorso di cura”. Così Alessandro Giovanelli, primario dell’Istituto Nazionale di Chirurgia dell’Obesità (Inco) presso l’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio, in occasione del simposio ‘Comunicare l’obesità’ promosso da Johnson & Johnson MedTech nell’ambito del XXXI Congresso nazionale della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob), in corso alla Mostra d’Oltremare di Napoli.  

“Questo aspetto – ha proseguito Giovanelli – spesso è poco chiaro non solo al paziente ma anche ai suoi familiari. E quando il paziente riesce a instaurare dentro di sé la decisione di intraprendere un percorso deve trovare nella famiglia un supporto e non un ostacolo”. Per affrontare l’obesità, cruciale è la multidisciplinarietà dell’approccio. “Essendo una patologia multifattoriale – ha spiegato Giovanelli – la multidisciplinarietà è molto importante in quanto dobbiamo curare una persona e non soltanto del tessuto grasso quindi dobbiamo curarla nei suoi aspetti psicologici, sociali nonché nei suoi aspetti strettamente medici perché non dobbiamo dimenticare che l’obesità determina molte malattie, da quelle del sistema cardiovascolare a quelle del sistema respiratorio, ortopedico e metabolico, e quindi è una patologia a forte impatto sull’individuo e sulla società”.  

L’obesità, ha ricordato il chirurgo, è una “malattia cronica recidivante che deve essere studiata, affrontata in maniera personalizzata e che qualora si arrivi all’atto chirurgico segna l’inizio di un percorso che necessità di una costanza nel comportamento e nelle motivazioni del paziente. E quindi l’approccio multidisciplinare sta in una buona chirurgia, in un buon centro che sia in grado di garantire un follow up per tutta la vita e che quest’ultimo sia mirato all’aspetto medico, nutrizionale e psicologico”, ha concluso Giovanelli.  

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