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Forza Italia, Pier Silvio e Barbara Berlusconi versano 200mila euro a marzo

(Adnkronos) - Tra i finanziatori di Forza Italia nel 2023 mancavano all'appello solo Pier Silvio e Barbara. Spulciando l'elenco di 9 pagine aggiornato delle 'erogazioni' percepite dal partito nell'anno in corso e visionato dall'Adnkronos si scopre che anche il secondogenito del Cav (nato dalla relazione con la prima moglie Carla Dall'Oglio) e la figlia più…

(Adnkronos) – Tra i finanziatori di Forza Italia nel 2023 mancavano all’appello solo Pier Silvio e Barbara. Spulciando l’elenco di 9 pagine aggiornato delle ‘erogazioni’ percepite dal partito nell’anno in corso e visionato dall’Adnkronos si scopre che anche il secondogenito del Cav (nato dalla relazione con la prima moglie Carla Dall’Oglio) e la figlia più grande avuta con Veronica Lario sono andati in soccorso delle malandate casse azzurre con un contributo complessivo di 200mila euro. Nel dettaglio, Barbara, attuale vicepresidente del Milan, ha staccato un assegno di 100mila euro il 3 marzo scorso e altrettanto ha fatto Pier Silvio, amministratore delegato di Mediaset, con un bonifico il giorno 14 dello stesso mese.  

Già a febbraio scorso gli altri figli del leader forzista Marina Eleonora e Luigi avevano donato in totale 300 mila euro a cui bisogna aggiungere i 100 mila euro sborsati da fratello dell’ex premier, Paolo, più un assegno della identica cifra ‘staccato’ dalla ‘Finanziaria d’investimento Fininvest spa’ con sede a Roma, in Largo del Nazareno. La storia, dunque, si ripete. Quando a salvare le finanze non ci pensa il fondatore – dal 2014 Berlusconi ha sborsato di tasca propria quasi 100 milioni di euro – intervengono le sue aziende, gli amici più cari, i familiari. 

Nel 2022 erano arrivati in aiuto, per la prima volta tutti insieme, i cinque figli del presidente di Fi, sempre con 100mila euro ciascuno per un totale di mezzo milione di euro nel mese di agosto. Un vero e proprio tesoretto, in tempi di magra post abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma soprattutto plastica rappresentazione di quanta parte ormai la ‘prole’ del Cavaliere (rimasto, di fatto, l’unico proprietario della sua creatura politica) abbia all’interno del partito, a cominciare dalla gestione delle Forza Italiananze. Ora il ‘soccorso’ dei Forza Italiagli si è ripetuto, a distanza di un mese, con bonifici tra febbraio e marzo, a conferma che Forza Italia resta un affare di famiglia. 

Pure il Biscione aveva contribuito alla causa il 2 agosto del 2022 con 50 mila euro e appena due mesi prima, il 14 giugno, aveva ‘sganciato’ altrettanto, confermandosi il principale finanziatore azzurro. Sempre Fininvest, un anno fa, l’11 febbraio, aveva dato 100 mila euro, idem nel 2020, il 3 febbraio, e nel 2019, il 15 luglio. Per un totale, ad oggi, di 500 mila euro. Se un anno fa Paolo Berlusconi non aveva dato nulla, ora non fa fatto mancare il suo apporto con 100mila euro come in passato: sempre 100 mila euro l’8 maggio del 2019 più la concessione di un pegno in titoli di 4 milioni di euro, come certificato dal bilancio chiuso al 31 dicembre dello stesso anno. Andando indietro nel tempo, inoltre, si scopre che Luigi, il più piccolo della ‘nidiata’, già il 21 settembre del 2021 aveva sborsato 100 mila euro.  

Lanciata nel ’94, Forza Italia per circa vent’anni ha viaggiato a doppia cifra nelle urne per poi subire il sorpasso prima della Lega, nel 2018, poi di Fratelli d’Italia, 4 anni dopo, per fermarsi all’attuale 8 per cento delle ultime politiche grazie all’ennesima ‘discesa in campo’ del suo fondatore. Secondo l’ultimo bilancio, chiuso al 31 dicembre 2021, il partito presenta conti in lieve miglioramento ma sempre in rosso, con un disavanzo di 340.490 euro ed è debitrice verso ‘altri finanziatori’, ovvero l’unico creditore-padrone che l’ha creata 28 anni fa, l’ex premier, per oltre 92milioni di euro. Tutti garantiti attraverso fideiussioni personali.  

A pesare notevolmente sulle finanze, raccontano, anche l’irrisolto problema dei morosi, ovvero di tutti quei deputati, senatori e consiglieri regionali, che non pagano regolarmente le quote dovute (900 euro al mese), una vera e propria gatta da pelare che ha comportato un buco di cassa di almeno 2 milioni di euro, visto che un parlamentare su tre non pagherebbe gli arretrati.  

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