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Elezioni 2022, effetto Calenda su liste Pd: Letta lavora a candidature

(Adnkronos) - Paziente, lento ma costante prosegue al Nazareno il lavoro sulla composizione delle liste. I dem si sono dati qualche giorno in più, con la scelta di far slittare la Direzione in programma per domani. Una decisione obbligata dopo lo strappo di Carlo Calenda che, ovviamente, ha avuto un effetto a cascata sul puzzle…

(Adnkronos) – Paziente, lento ma costante prosegue al Nazareno il lavoro sulla composizione delle liste. I dem si sono dati qualche giorno in più, con la scelta di far slittare la Direzione in programma per domani. Una decisione obbligata dopo lo strappo di Carlo Calenda che, ovviamente, ha avuto un effetto a cascata sul puzzle elettorale che Letta sta componendo con i dirigenti del Pd.  

Sciolto il patto con Azione le ‘quote’ riservate agli alleati sono tutte da ridefinire. Da rivedere anche il ‘lodo Fratoianni’ (i leader candidati all’uninominale) e gli spazi per i fondatori della lista Democratici e progressisti (Articolo 1, Demos e Psi). La soluzione, spiega chi è al lavoro su dossier candidature, dovrebbe arrivare nel weekend.  

Intanto il ritmo di lavoro di Letta e del suo staff, tra incontri con i segretari regionali e i vari rappresentanti dei territori e i contatti con gli alleati, resta frenetico. Le variabili con cui fare i conti sono tantissime. Alcune, appunto, si sono aggiunge con l’addio di Calenda. “Noi siamo convinti che il Pd sarà il primo partito”, ha spiegato Francesco Boccia indicando implicitamente una ‘svolta’ nella campagna Pd. L’obiettivo “primo partito” sarebbe raggiungibile, spiegava in Transatlantico un deputato molto esperto di sistemi elettorali, con “un risultato anche di due/tre punti superiore ai sondaggi di oggi”.  

Il ‘Rosatellum’ aiuterebbe i dem grazie al recupero delle percentuali dei piccoli partiti che vanno distribuite a quelli più grandi: “Percentuali di tutti i partiti. Anche di Italexit, per esempio”, sottolineava la stessa fonte. Un altro ‘effetto Calenda’ è quello che stanno soppesando i territori. Da un lato, sbollita la rabbia, si intravede la possibilità di avere più posti nelle liste. Dall’altro c’è la preoccupazione per le ‘tribune’ da concedere ai piccoli partiti. Mentre, come spiegavano alcuni aspiranti parlamentari, una coalizione meno ampia significa meno collegi contendibili e listini proporzionali presi d’assalto. Insomma, il rebus elettorale resta davvero complicato da risolvere.  

In questo quadro, i nomi dei papabili candidati continuano a circolare. In Toscana, dove resta salda la candidatura della segretaria ragionale Simona Bonafè, il borsino torna ad assegnare quotazioni in ascesa per Luca Lotti, in quota nazionale. In Emilia Romagna i dem locali sono sugli scudi per difendere i collegi sicuri, presi d’assalto in quanto tali, specie dopo il divorzio da Azione.  

Tra le questioni aperte, il seggio di Bologna dove sarebbe derby tra Pier Ferdinando Casini e Ganni Cuperlo. Nessun problema per Elly Schlein e Valentina Cuppi. Qualche dubbio su Filippo Andreatta. In Campania (e a Napoli) si prospetta una pioggia di Big. Al Senato ci sarebbero pochi dubbi su Dario Franceschini capolista. Ma potrebbe trovare spazio anche Debora Serracchiani. Circolano, poi, anche i nomi di Susanna Camusso (questa anche in Calabria e Lombardia) e Anna Maria Furlan. 

Ad allungare la lista dei Big in gara potrebbe essere, alla Camera, Enzo Amendola. La Campania dovrebbe, tra l’altro, fare da teatro all’intesa con Luigi Di Maio con un paio di nomi, lo stesso ministro e la capogruppo Iolanda Di Stasio. Come esempio degli effetti dell’addio di Calenda in casa dem si indica Genova, dove adesso potrebbe candidarsi l’ex candidato sindaco Ariel Dello Strologo, considerato invotabile da Azione che in città è in maggioranza con l’attuale sindaco Bucci. Tra i big potrebbe esserci Andrea Orlando (per il quale si parla anche dell’Emilia).  

In Puglia, dove sembra sicuro Francesco Boccia capolista in Senato, viene indicato come risolutivo un incontro tra Letta e il governatore Michele Emiliano. La Sardegna si segnala per più motivi. Perché il nome del capolista nel proporzionale al Senato sarebbe comunque di peso (Renato Soru, con clamoroso ritorno, o il braccio destra di Letta, Marco Meloni) e perché anche qui troverebbe spazio il duo Di Maio-Tabacci con un collegio uninominale.  

Grandi manovre anche nel Lazio. Dove in molti invitano a guardare alle liste per il Parlamento per capire cosa accadrà alle prossime elezioni regionali. Ma in particolare a Roma i dem potrebbero decidere di assestare “uno schiaffone” a Carlo Calenda, schierandogli contro un peso massimo come Nicola Zingaretti nel collegio Roma centro. Oppure la leader di +Europa Emma Bonino. Sarebbe comunque una sfida all’Ok Corral.  

Ma ci sarebbe anche l’idea di mettere in campo un listino plurinominale Camera di assoluto livello con nomi come lo stesso Zingaretti, Michela De Biase, Claudio Mancini, Marianna Madia, Andrea Casu. Al Senato, oltre a Monica Cirinnà, tra gli altri potrebbe correre Enrico Gasbarra, fino a poco tempo fa tra i ‘papabili’ per una candidatura da governatore.  

 

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