(Adnkronos) – “Noi nelle ammucchiate non entriamo”. Lo dice il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte a Morning news su Canale5, parlando di un possibile ritorno all’alleanza con il Pd dopo lo strappo di Calenda in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. “Noi siamo persone serie, i giochetti o i balletti non ci piacciono. Andiamo orgogliosamente da soli”, ribadisce.
Porte chiuse quindi? “Il Pd si è chiuso le porte da solo, si è messo in imbarazzo da solo – insiste Conte – i 5 stelle non chiudono le porte a quelle forze politiche e alle parti sane del paese che vogliono perseguire una agenda sociale vera e una transizione ecologica vera. Noi oggi non siamo stizziti, abbiamo constatato che con il Pd non c’era un progetto sociale adeguato”.
“Nell’ultimo decreto del governo Draghi, quello aiuti bis – spiega Conte – ci sono per i lavoratori 6-8 euro in più al mese. Una misura che consideriamo inadeguata. Adesso il Pd ci propone una agenda Draghi. Non ci sono proprio i presupposti politici programmatici per tornare ad una alleanza”.
“Il Pd sta combinando un disastro politico. Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, prosegue Conte aggiungendo: “Di fronte a questo confido che i cittadini apprezzino la nostra coerenza. Noi i progetti li realizzeremo, ci impegneremo a realizzarli con le unghie e con i denti”.
“Entrare in una coalizione in cui c’è tutto e il contrario di tutto, per aiutare qualcuno che è rimasto fuori dalle danze non ci interessa. Il Pd ha dimostrato di preferire la ridente forza politica di Di Maio e Tabacci”, dice ancora il leader M5S.
“Per noi, i 9 punti presentati a Draghi prima della crisi, restano urgenze del paese. Il salario minimo a 9 euro l’ora, la stabilizzazione dei contratti determinati, questa non è la nostra agenda, sono temi e questioni prioritarie del paese. Sono cose su cui volevamo confrontarci. Il risultato è stato, ‘via il M5S’. In questi contesti, con queste coalizioni, che fiducia possono avere gli elettori?”, si chiede Conte.
Parlando poi di Luigi Di Maio, aggiunge: “Mi dispiace per la parabola che sta compiendo. Sentirlo abiurare e rigettare alle ortiche i principi e valori sulla base dei quali sono entrato in politica e ho accettato di diventare presidente del consiglio, mi provoca profonda tristezza”.