(Adnkronos) – Editoria. Il settore dell’editoria (tradizionale e non) è nel nostro Paese da tempo in crisi; una crisi che viene da lontano e che ha anticipato quella comune a tutti i Paesi industriali dovuta all’esplosione di Internet. Le cause della crisi italiana sono molte e in gran parte, per così dire, autoctone a iniziare da un mercato storicamente ristretto e angusto e, soprattutto, da una strutturale bassa propensione alla lettura. Questa ultima tendenza è confermata dai dati del recente Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2022, che ha misurato il ‘press divide’ degli italiani (cioè la confidenza degli italiani con la lettura di testi complessi e articolati). Ebbene nel 2021 gli italiani estranei ai mezzi stampa ha raggiunto la quota del 57% (era il 55,2% nel 2019 prima della pandemia); e anche il libro elettronico da noi attira molto meno che in altri Paesi anzi il lettore di e-book italiano ha un profilo molto simile a quello del lettore di stampa tradizionale. In altre parole in Italia, a differenza di quanto avviene ad esempio negli USA, GB o Francia, legge in digitale chi già legge in cartaceo e quindi non aggiunge molto alla domanda di lettura. E’ invece ormai acquisito in dottrina che sulla propensione alla lettura molto possono incidere interventi mirati sui cicli scolastici (solo per fare un esempio, in vari Paesi europei esiste un’ora dedicata alla lettura in tutti i gradi di scuola, dall’asilo alle superiori) nonché un profondo ripensamento della filiera distributiva in modo da avvicinare (come avviene in Spagna con la legge “Plan de fomento de la lectura, del 2008) i prodotti editoriali alla gente.
Tony Bennet. Tutti i media mondiali hanno annunciato la morte di Tony Bennet (avvenuta lo scorso 21 luglio, a 96 anni) ricordando che ci lasciava l’ultimo e più popolare dei “crooner” (quei cantanti pop e soul che adottano uno stile più personale e “parlato” – to croon significa parlare dolcemente – ) dopo il grande Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como (e, in minore ma ancora in attività, Michael Bublé o, in Italia, Mario Biondi). Il che è sicuramente vero ma, a mio avviso, anche molto riduttivo. Bennet nella sua lunghissima carriera è stato soprattutto un grande contaminatore di generi e i suoi duetti con le rockstar contemporanee Amy Winehouse o Lady Gaga hanno ottenuto un singolare effetto di “spillover” migliorando entrambe le performance. Clamoroso il caso dei suoi duetti con Diana Krall, (tra cui “I Got Rhythm”, “Fascinating Rhythm”) dove ha ottenuto un sound swing-jazz elegante e modernissimo. Un gigante.
Film. I successi in USA e GB di questa stagione cinematografica (in quei Paesi l’estate non è un periodo morto per i film anzi è quello in cui si lanciano i grandi successi attesi) sono due film diversissimi tra loro “Oppenheimer” di Cristopher Nolan la storia dello scienziato che diresse il progetto che portò alla realizzazione della prima bomba atomica e “Barbie” di Greta Gerwing che porta sullo schermo, tra realtà e fantasia la famosissima bambola. Due successi sinora clamorosi che, al di là del valore dei singoli prodotti, pongono un tema di riflessione: il pubblico che dopo la pandemia, sta tornando al cinema in sala cerca più storie realistiche e di approfondimento o prodotti di evasione? Il dibattito è aperto e, allo stato, senza una precisa risposta. (di Mauro Masi)