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È morto Pietro Citati, lo scrittore e critico letterario aveva 92 anni

(Adnkronos) - Lo scrittore e critico letterario Pietro Citati, lettore acuto e raffinato, estraneo a scuole e correnti, è morto all'età di 92 anni. Nato a Firenze il 9 febbraio 1930, nella sua lunga e vasta opera, ha spaziato da Omero a Marcel Proust, da Giacomo Leopardi a Johann Wolfgang Goethe, da Alessandro Manzoni a…

(Adnkronos) – Lo scrittore e critico letterario Pietro Citati, lettore acuto e raffinato, estraneo a scuole e correnti, è morto all’età di 92 anni. Nato a Firenze il 9 febbraio 1930, nella sua lunga e vasta opera, ha spaziato da Omero a Marcel Proust, da Giacomo Leopardi a Johann Wolfgang Goethe, da Alessandro Manzoni a Franz Kafka.  

Di grande impegno narrativo le sue fortunate biografie, genere del quale Citati è stato senza dubbio tra i maggiori interpreti nel panorama letterario italiano: nel 1970 ha vinto il Premio Viareggio di Saggistica, con “Goethe” (Mondadori), nel 1981 il Premio Bagutta con “Vita breve di Katherine Mansfield” (Rizzoli), nel 1984 il Premio Strega con “Tolstoj” (Longanesi). E’ autore anche dei saggi biografici “Manzoni” (Mondadori, 1980), “Kafka” (Rizzoli, 1987), “La colomba pugnalata. Proust e la Recherche” (Mondadori, 1995), “La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald” (Mondadori, 2006) e “Leopardi” (Mondadori, 2010). 

Citati è noto per aver volto al saggismo letterario le esigenze della critica militante. E il suo ideale di saggismo è diventato riscrittura di tutto ciò che può suggestionare la fantasia del critico. Così nel suoi saggi di gran successo, Citati ha rievocato temi cruciali della cultura antica e moderna, inclusa quella orientale, con particolare attenzione alla storia letteraria. 

​La sua fama di critico raffinato ha varcato l’Italia: Citati è stato premiato con il “Prix de la latinité”, conferitogli dall’Académie Française e dall’Accademia delle lettere brasiliana nel 2000. Nel 2002 lo scrittore spagnolo Javier Marías, Re di Redonda, lo ha nominato Duca di Remonstranza. In patria Citati era Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.​ 

Nel 1991 ha vinto il Prix Médicis étrangers per “Histoire qui fut heureuse, puis douloureuse et funeste” traduzione di “Storia prima felice, poi dolentissima e funesta” (Rizzoli, 1989; Oscar Mondadori, 2002), narrazione della storia d’amore di Clementina e Gaetano Citati, i bisnonni di Pietro Citati, ricostruita dalle lettere dei due giovani innamorati, siciliano lui e parmigiana lei, e dai documenti e le carte custodite e conservate dalla famiglia dell’autore.​ 

Nato a Firenze il 20 febbraio 1930 da una nobile famiglia siciliana, Citati trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Torino, dove frequenta l’Istituto Sociale e in seguito il liceo classico ‘Massimo d’Azeglio’. Nel 1942, dopo il bombardamento di Torino, si trasferisce con la famiglia in Liguria. Si laurea nel 1951 in lettere moderne all’Università di Pisa quale allievo della Scuola Normale Superiore. Inizia la carriera di critico letterario collaborando a riviste come “Il Punto” (dove collabora al fianco di Pier Paolo Pasolini), “L’Approdo”, “Paragone”. Era condirettore della Fondazione Lorenzo Valla, che ha creato nel 1974, per la cui collana di “Scrittori greci e latini” ha tradotto la “Vita Antonii” di Atanasio.  

Le sue assidue collaborazioni ai giornali (prima al “Giorno”, poi al “Corriere della Sera” e infine alla “Repubblica”) sono testimonianza esemplare del suo stile di saggismo letterario, un modello di accostamento mimetico al testo – sulle orme di Sainte-Beuve – capace di ricreare i valori poetici dell’autore analizzato. ​ 

Tra le altre monografie e raccolte di saggi di largo successo di Citati figurano: “Il tè del cappellaio matto” (Mondadori 1972); “Immagini di Alessandro Manzoni” (Mondadori 1973; poi “Manzoni”, 1980; con il titolo “La collina di Brusuglio2, Oscar Mondadori 1997); “Alessandro” (Rizzoli 1974; edizione ampliata con il titolo “Alessandro Magno”, 1985; Adelphi 2004); “La primavera di Cosroe” (Rizzoli 1977; Adelphi 2006); “Il velo nero” (Rizzoli, 1979); “Il migliore dei mondi impossibili” (Rizzoli 1982); “Il sogno della camera rossa” (Rizzoli 1986); “Ritratti di donne” (Rizzoli 1992); “Il Male assoluto. Nel cuore del romanzo dell’Ottocento” (Mondadori 2000); “La mente colorata. Ulisse e l’Odissea” (Mondadori, 2002; Adelphi, 2018); “Israele e l’Islam. Le scintille di Dio” (Mondadori 2003); “La civiltà letteraria europea da Omero a Nabokov” (Mondadori 2005); “La malattia dell’infinito. La letteratura del Novecento” (Mondadori, 2008); “Elogio del pomodoro” (Mondadori, 2011); “Don Chiosciotte” (2013); “Il silenzio e l’abisso” (2018).​ 

Unendo documentazione e invenzione romanzesca ha narrato anche vicende e storiche (“La caduta del Messico”, Rizzoli, 1992), ha ripercorso i miti sulla storia del mondo (“La luce della notte. I grandi miti nella storia del mondo”, Mondadori, 1996) e indagato quelli moderni (“L’armonia del mondo. Miti d’oggi”, Rizzoli 1998) e antropologici (“Sogni antichi e moderni”, Mondadori 2016). Tra i suoi libri più recenti “I Vangeli” (Mondadori, 2014), in cui Citati cerca di cogliere la novità, il respiro profondo della rivelazione cristiana. 

(di Paolo Martini) 

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