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Dimissioni Draghi, tutto quello che si ferma: dal gas al Pnrr

(Adnkronos) - Una crisi di governo ferma il Paese. Questa crisi di governo rischia di fermare una serie di provvedimenti fondamentali, in una fase in cui l'inflazione continua ad aggiornare livelli record e la tenuta del sistema sociale e di quello economico è messa a dura prova dalla congiuntura. Dall'attuazione del Pnrr alla corsa per…

(Adnkronos) – Una crisi di governo ferma il Paese. Questa crisi di governo rischia di fermare una serie di provvedimenti fondamentali, in una fase in cui l’inflazione continua ad aggiornare livelli record e la tenuta del sistema sociale e di quello economico è messa a dura prova dalla congiuntura. Dall’attuazione del Pnrr alla corsa per gli stoccaggi del gas, dal promesso taglio del cuneo fiscale alle misure a sostegno di famiglie e imprese, l’intera politica economica subirebbe un brusco arresto nel caso in cui il passaggio parlamentare di mercoledì prossimo non risolvesse la crisi nel senso della continuità.  

Luglio doveva essere il mese per accelerare su tutti i dossier aperti e preparare la prossima legge di Bilancio. Ora, invece, una serie di punti interrogativi accompagnano tutte le partite aperte. Che ne sarà della tranche da 21 miliardi del Pnrr? Saranno rispettati i target di fine anno del Piano? E, ancora, si riuscirà ad approvare una legge di Bilancio o si arriverà al sempre paventato esercizio provvisorio? 

La lista delle domande potrebbe andare avanti a lungo. Sicuramente, i piani elaborati dal governo Draghi vengono sospesi. Il confronto con le parti sociali avrebbe dovuto portare a un decreto di fine luglio per iniziare ad alzare i salari, anche con una prima elaborazione del salario minimo, e a contenere gli effetti del rialzo dei prezzi sul potere d’acquisto degli italiani. Un decreto che di fatto avrebbe anticipato parte della legge di bilancio, utilizzando le risorse assicurate dall’extragettito dell’Iva e già contabilizzate con l’ultimo assestamento, e che avrebbe incluso anche nuove misure per le imprese energivore e un bonus bollette selettivo, indirizzato ai redditi più bassi. Tutte misure su cui si sarebbe potuto trovare un accordo, mettendo da parte lo scontro politico e la difesa a oltranza delle misure di bandiera. La manovra avrebbe dovuto fare un passo ulteriore, assicurando nuovi interventi anti crisi e anche misure più strutturali, come il taglio al cuneo fiscale.  

Altrettanto in bilico la sorte di una serie di provvedimenti all’esame del Parlamento: dalla delega fiscale alla legge sulla concorrenza, con la spinosa questione dei taxi ancora da sciogliere, fino alla riforma degli enti locali.  

Poi c’è tutta la partita che si sta giocando per ridurre la dipendenza dal gas russo e affrontare il prossimo inverno. La corsa al riempimento degli stoccaggi, gli accordi per le forniture alternative, i piani per accelerare gli investimenti in rinnovabili hanno bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni. E’ significativo che l’ultimo atto di Draghi premier potrebbe essere il viaggio in Algeria, fondamentale per costruire un pezzo di questo percorso.  

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