(Adnkronos) – Xi Jinping a Mosca su invito di Vladimir Putin. Volodymyr Zelensky aspetta la chiamata del presidente della Cina. Gli Stati Uniti osservano. Pechino al centro dello scacchiere, con la guerra tra Ucraina e Russia sotto i riflettori mentre il presidente russo viene colpito dal mandato d’arresto della Corte penale internazionale per la deportazione di civili ucraini e in particolare bambini. Xi Jinping effettuerà una visita di stato in Russia dal 20 al 22 marzo su invito di Putin: l’annuncio del ministero degli Esteri cinese ha ‘acceso’ le ultime 24 ore. La visita sarà “all’insegna dell’amicizia, della cooperazione e della pace”, secondo Wang Wenbin, portavoce del ministero.
“Salvaguardare la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo comune è il principio della politica estera cinese”, afferma ancora il portavoce, ripetendo che “sulla questione ucraina la Cina è sempre stata dalla parte della pace e del dialogo”.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è pronto ad avere una conversazione telefonica con il presidente cinese Xi Jinping. I segnali, però, non sembrano incoraggianti: “Non credo che per la Cina sia arrivato il momento… se si appresta ad armare la Russia”, dice in un’intervista alla Bbc il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.
Osservatori particolarmente interessati in prima fila, ovviamente, gli Stati Uniti. Washington ha più volte avvertito Pechino sui rischi di un appoggio concreto a Mosca nella guerra in corso da un anno. I rapporti Usa-Cina vivono un momento di tensione, come dimostrano anche gli ultimi scambi di messaggi successivi al ‘caso pallone spia’. John Kirby, portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, esprime le “profonde preoccupazioni” per i tentativi di Pechino di presentare l’incontro della prossima settimana tra Xi Jinping e Vladimir Putin come una mediazione di pace, in una cornice che, sostengono gli Usa, sarebbe “di parte e che riflette solo la prospettiva russa”. “Noi non crediamo che questo sia un passo verso una pace giusta e duratura”, aggiunge il portavoce della Casa Bianca. In sintesi, secondo gli Usa, “un cessate il fuoco ora è effettivamente la ratifica delle conquiste russe” e una proposta cinese diventerebbe un assist prezioso per Putin.
“La Russia sarebbe libera di usare il cessate il fuoco solo per trincerare le loro posizioni in Ucraina per ricostruire, risistemare e rinfrescare le proprie forze per poter riprendere gli attacchi all’Ucraina quando vorrà”, conclude Kirby.
Da Londra arriva l’appello del premier britannico, Rishi Sunak: “Se la Cina volesse avere un ruolo sincero nel ripristinare la sovranità dell’Ucraina, noi ovviamente lo accoglieremmo con favore”, dice un portavoce del primo ministro. “Siamo chiari sul fatto che qualsiasi accordo di pace che non si basi sulla sovranità e sull’autodeterminazione dell’Ucraina non sia affatto un accordo di pace – aggiunge – Quindi continueremo a chiedere alla Cina, come abbiamo fatto finora, di unirsi ad altri Paesi in tutto il mondo nel chiedere a Putin di ritirare le sue truppe”.
Putin gioca in casa e vuole sfruttare la chance. “Il 21 marzo sarà il giorno dei negoziati”, dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, preannunciando anche dichiarazioni dei due leader alla stampa. Annunciando l’agenda ufficiale della visita di Xi in Russia, la prima dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il Cremlino precisa che già lunedì ci sarà un faccia a faccia tra i due presidenti ed è previsto per quel giorno un “pranzo informale”.
In agenda, come annuncia il consigliere del Cremlino, Yuri Ushakov, la firma di una dichiarazione congiunta e di altri dieci accordi. “I leader firmeranno una dichiarazione congiunta sull’approfondimento delle relazioni di partenariato globale e cooperazione strategica che entrano in una nuova era”, spiega Ushakov, secondo cui la seconda riguarda lo sviluppo di aree chiave della cooperazione economica russo-cinese fino al 2030.