(Adnkronos) – “Indagare alla ricerca della verità può essere sempre utile, può esserlo il fatto che indaghi il Vaticano, ma al tempo stesso bisognerebbe partire dal presupposto che vi siano elementi per ricondurre all’interno del Vaticano i moventi della vicenda, altrimenti non riesco a capire perché il Vaticano si interessi alle vicissitudini di una propria cittadina il cui eventuale rapimento e morte conseguente il rapimento si sono verificate in Italia e su cui per anni e anni ha indagato la giustizia italiana con esiti assolutamente incongrui e non conducenti”. Otello Lupacchini, magistrato tra i massimi esperti del caso Orlandi e della banda della Magliana, commenta così all’Adnkronos la notizia della decisione da parte del promotore di giustizia vaticana di riaprire le indagini insieme alla Gendarmeria sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
“Evidentemente dobbiamo presumere che in mano al promotore di giustizia vi siano elementi nuovi e diversi rispetto a quelli esaminati – continua – Si possono solo fare ipotesi allo stato, che lasciano il tempo che trovano. Potrebbe essere sia un modo di trovare o dar prova di collaborazione tra Stato e Chiesa ma anche un modo per mettere una pietra tombale e dire che ci hanno provato ma non se ne è tirato fuori un ragno dal buco. Potrebbe essere, quella del Vaticano, una scelta strategica in un senso o nell’altro, dunque, considerato il momento e la virulenza delle polemiche in corso”.