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Caso Genovese, giudici Milano: “Resta in carcere, no affidamento in comunità”

(Adnkronos) - Il collegio del tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che Alberto Genovese, l'ex imprenditore noto nel campo delle startup, dovrà restare nel carcere di Bollate. I giudici hanno rigettato la richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Antonella Calcaterra, Salvatore Scuto e Davide Ferrari, di poter essere curato in una struttura terapeutica, riprendendo…

(Adnkronos) – Il collegio del tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che Alberto Genovese, l’ex imprenditore noto nel campo delle startup, dovrà restare nel carcere di Bollate. I giudici hanno rigettato la richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Antonella Calcaterra, Salvatore Scuto e Davide Ferrari, di poter essere curato in una struttura terapeutica, riprendendo quel percorso di recupero interrotto con il ritorno dietro le sbarre avvenuto il 13 febbraio scorso per scontare la pena definitiva di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni inflitta per due casi di violenza sessuale.  

La decisione della Sorveglianza arriva dopo la valutazione psichiatrica disposta per valutare la criminogenesi, ossia l’insieme delle tendenze di origine genetica o ambientale che possono indurre una persona a compiere atti antisociali. Genovese, che deve scontare una pena residua inferiore a 4 anni, nelle prossime settimane dovrà affrontare una nuova udienza preliminare per un altro filone di indagine per violenze sessuali. 

La procura di Milano a fine settembre ha chiesto un nuovo processo per Alberto Genovese, l’ex imprenditore re delle start up già condannato per stupro, con l’accusa di aver abusato ripetutamente di due giovani, tra il marzo 2019 e il novembre 2020, nel suo appartamento in pieno centro a Milano. Presunti abusi che sarebbero stati messi a segno sempre con lo stesso schema, cioè droga, benzodiazepine e poi ore di violenze. Di un episodio e di un tentativo di violenza deve rispondere anche l’ex fidanzata Sarah Borruso.  

L’aggiunto di Milano Letizia Mannella e i pm Paolo Filippini e Rosaria Stagnaro contestano a Genovese anche il reato di detenzione di materiale pedopornografico, si parla di “numerosissime fotografie/video” dal contenuto inequivocabile, e di intralcio alla giustizia per aver tentato di convincere, con soldi e regali, una delle partecipanti alle feste a parlare di rapporti consenzienti.  

La richiesta di processo riguarda anche Daniele Leali, l’amico deejay di Genovese (l’imprenditore sta scontando la sua pena nel carcere milanese di Bollate), indagato per intralcio alla giustizia – per aver cercato di interferire nelle indagini – e spaccio perché avrebbe fornito lui la droga per le serate a Terrazza Sentimento e per le feste di Ibiza e Formentera.  

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