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Br, figlio carabiniere D’Alfonso: “Curcio indagato? Punto fermo che dà concretezza a indagini”

(Adnkronos) - "E' una bella notizia per me perché è un punto fermo che dà concretezza a questa indagine che è stata riaperta e mi auguro che con questo primo tassello qualcuno inizi a dire davvero la verità, come sono andate le cose perché non ha più senso dopo tutti questi anni tacere su questa…

(Adnkronos) – “E’ una bella notizia per me perché è un punto fermo che dà concretezza a questa indagine che è stata riaperta e mi auguro che con questo primo tassello qualcuno inizi a dire davvero la verità, come sono andate le cose perché non ha più senso dopo tutti questi anni tacere su questa triste storia che ha solo provocato dolore e niente altro”. Così all’Adnkronos Bruno D’Alfonso, figlio del carabiniere Giovanni D’Alfonso, ucciso il 5 giugno 1975 durante il blitz in una cascina dell’alessandrino che portò alla liberazione dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gangia, commenta la notizia secondo cui Renato Curcio sarebbe indagato per quei fatti. Nel conflitto a fuoco morì anche Mara Cagol, moglie di Curcio. A far riaprire le indagini era stato proprio nei mesi scorsi Bruno D’Alfonso che aveva presentato un esposto in procura a Torino. 

“Renato Curcio è sicurante una persona che sa benissimo chi è stato l’autore dell’omicidio di mio padre e non ne ha mai fatto il nome e adesso dopo quasi 48 anni da quel conflitto a fuoco è ora che si cominci a dire un po’ di verità, a scrivere nero su bianco per mettere una pietra tombale su questa storia”, aggiunge D’Alfonso che prosegue: “Non sono sicuro al 100% che sia Renato Curcio l’autore del reato, è un indagato, ma essendo comunque lui una figura storica, il capo delle Br dell’epoca, aveva una responsabilità globale in seno alla sua organizzazione e quindi sapeva tutto quello che succedeva ma non ha mai fatto il nome, si ostina a dire che la moglie è stata giustiziata ma io dico che il primo giustiziato è stato mio padre” 

“Non dico che è stata sua moglie perché con la riapertura delle indagini è stata scagionata dall’omicidio di mio padre in quanto l’esame del guanto di paraffina ha escluso la sua responsabilità che avesse maneggiato delle armi da sparo. Mio padre – conclude – è stato giustiziato dal brigatista di sesso maschile che è fuggito con due colpi, uno alla testa, quando mio padre era a terra, già ferito a una spalla con un colpo che gli aveva trapassato il torace, senza più altre munizioni”. 

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