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Attacco droni al Cremlino, accuse Mosca-Kiev: le ipotesi

(Adnkronos) - Rimpallo di accuse tra Russia e Ucraina sul presunto attacco al Cremlino, avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 maggio con due droni, che avrebbero raggiunto il palazzo presidenziale di Vladimir Putin per essere, poi, abbattuti. Su quanto è accaduta è stata aperta a Mosca un'inchiesta per terrorismo. Il Comitato investigativo russo…

(Adnkronos) – Rimpallo di accuse tra Russia e Ucraina sul presunto attacco al Cremlino, avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 maggio con due droni, che avrebbero raggiunto il palazzo presidenziale di Vladimir Putin per essere, poi, abbattuti. 

Su quanto è accaduta è stata aperta a Mosca un’inchiesta per terrorismo. Il Comitato investigativo russo sul suo canale Telegram ha annunciato che “un procedimento penale è stato aperto ai sensi dell’articolo 205 del codice penale della Federazione russa (atto terroristico) in relazione a un tentativo da parte del regime di Kiev di colpire veicoli aerei senza pilota la residenza del Cremlino del presidente russo”. 

RUSSIA – Per Mosca si è trattato di un “atto di terrorismo” ucraino all’ufficio del Presidente, “un attacco pianificato e un attentato alla vita di Vladimir Putin” (che però non era al Cremlino ma nella sua residenza di Novo Ogarevo alle porte di Mosca). Un’azione che, come preannunciato dal portavoce Dmitry Peskov, legittima ad “azioni di rappresaglia da parte della Russia, quando lo si riterrà opportuno”. Ancora più netto il numero due del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev: “Dopo l’attentato terroristico odierno, non restano alternative all’eliminazione fisica di Zelensky e della sua cricca”. 

UCRAINA – Ma Kiev smentisce ogni coinvolgimento nell’attacco. “Non abbiamo nulla a che fare” con quell’azione, ha subito fatto sapere la presidenza ucraina. “Non stiamo attaccando Putin o Mosca, stiamo combattendo sul nostro territorio, proteggendo le nostre città e i nostri villaggi”, ha scandito da Helsinki il presidente Volodymyr Zelensky.  

IPOTESI RESISTENZA RUSSA – Dall’Ucraina il consigliere del ministero dell’Interno Anton Gerashchenko fa sapere, però, che “sono emerse informazioni secondo cui il drone sul Cremlino è stato lanciato da partigiani russi della regione di Mosca”. E postando su Twitter uno dei video della scorsa notte, in cui si vedono due figure salire sulla cupola del Cremlino pochi istanti prima dell’arrivo di un drone che scoppia in fiamme si chiede: “Chi sono queste persone e perché salgono sul tetto del Cremlino giusto prima dell’esplosione?”. Gerashchenko si pone poi altre domande: “Come ha fatto un drone a superare tutte le difese aeree dispiegate a Mosca Oh, e come si sentono oggi il capo della difesa aerea russa, (il ministro della Difesa Sergey) Shoigu e (il capo di Stato maggiore Valery) Gerasimov? La Russia cancellerà la parata del 9 maggio? O aspetterà che vi arrivi un drone?”. E il Consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak sottolinea come, ormai, “il clan di Putin” abbia perso il controllo sul territorio russo e afferma che i droni sul Cremlino potrebbero essere frutto di “attività di guerriglia delle forze locali di resistenza”. 

USA – Secondo gli Stati Uniti è “troppo presto” per dire se le accuse russe di un tentativo di uccidere Vladimir Putin con un attacco con droni sul Cremlino sia un’operazione false flag, un’operazione sotto falsa bandiera per far cadere la responsabilità su Kiev, afferma dalla Casa Bianca la portavoce Karine Jean-Pierre. Tuttavia gli Usa “non possono in alcun modo confermare” le notizie che arrivano dal Cremlino, chiarisce il Segretario di Stato americano Antony Blinken. “Semplicemente non lo sappiamo”, ma “prendiamo cum grano salis qualunque cosa arrivi dal Cremlino”.  

GLI ESPERTI – “La propaganda non è una forma collaterale di confronto nel caso Russia-Ucraina, ma è una vera e propria forma di guerra, centrale rispetto al confronto militare vero e proprio. Siamo in mezzo al fuoco incrociato di disinformazione e quindi ogni cosa va verificata soprattutto quando la portata della notizia sia di questa dimensione e di questa gravità come quella di un drone che colpirebbe il Cremlino”, afferma all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa. “Dal punto di vista tecnico – sottolinea – l’Ucraina potrebbe avere questa capacità, anche se è legittimo nutrire un poco di scetticismo sul fatto che gli ucraini da soli, sottolineo da soli, possano compiere una missione di questo tipo. Altro aspetto che suscita perplessità è quello che raramente gli ucraini hanno rivolto la loro attenzione, per un attacco militare, fuori dai territori annessi illegalmente dalla Russia, stiamo parlando di colpire simbolicamente il cuore della Russia e quindi questo dà alla notizia una sua ulteriore necessità di verifica”.  

E’ “ancora difficile capire la dinamica dell’attacco”, ma appare “poco credibile” che si sia trattato di un attacco di due droni ucraini, “non vedo la mano di Kiev”, piuttosto si può ipotizzare “un’operazione false flag”, un’operazione sotto falsa bandiera preparata dalle stesse autorità russe allo scopo di “rafforzare lo spirito nazionale” in vista della parata del 9 maggio. E’ la lettura che Eleonora Tafuro Ambrosetti, esperta di Russia dell’Ispi, dà dell’attacco avvenuto nella notte, per il quale Mosca ha accusato Kiev, denunciando un attentato alla vita di Vladimir Putin. 

Difficilmente si saprà con certezza cosa sia accaduto nelle scorse ore per Samuel Bendett, esperto di droni dell’US Center for Naval Analyses citato dal Guardian che ha sottolineato come dal video del secondo drone “sembra” che l’apparecchio “abbia ali sottili”, particolare che – evidenzia il giornale – farebbe pensare a un attacco da parte di un operatore “consolidato”, anche se non necessariamente un attore statale, con l’impiego di un drone come il Mugin-5 di fabbricazione cinese, un velivolo senza pilota ad ala fissa da 9.500 dollari. Tecnicamente apparecchi come questo possono volare per sette ore, rendendo possibili operazioni a lungo raggio. Sono i droni contro cui hanno puntato il dito fonti russe alla fine del mese scorso per l’attacco alla città di Sebastopoli, in Crimea, ricorda il Guardian. 

Gli analisti, osserva ancora il giornale, valutano anche l’ipotesi del ‘coinvolgimento’ di un UJ-22. E’ il drone prodotto dall’ucraina Ukrjet di cui si è parlato nei giorni scorsi quando la Bild scriveva che i servizi d’intelligence di Kiev avrebbero tentato di assassinare il presidente russo Vladimir Putin con un drone kamikaze. Drone carico di 30 blocchi esplosivi C4 che si è schiantato il 23 aprile a 20 chilometri dal suo obiettivo, un parco industriale vicino a Mosca, dove doveva trovarsi il leader del Cremlino. Si parlava dell’UJ-22 anche a fine febbraio quando le autorità russe denunciavano la caduta di un velivolo senza pilota nella regione di Mosca. E’ un drone relativamente piccolo e versatile – che, secondo gli esperti, può trasportare varie munizioni – ed è in grado di operare anche in condizioni meteorologiche avverse e fino a 800 chilometri di distanza (Mosca dista da Kiev circa 862 chilometri). E’ stato concepito per essere impiegato, per operazioni di intelligence o di ricerca e soccorso. 

“Non c’è stato alcun attentato alla vita del Presidente russo”, come ha denunciato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo l’analista britannico di Ucl Mark Galeotti, specializzato nell’apparato militare e di sicurezza in Russia, sottolineando che se davvero sono stati gli ucraini a organizzarlo, “si è trattato di un colpo performativo, una dimostrazione di capacità e una dichiarazione di intenti, come a dire, ‘non pensate che Mosca sia sicura’”.  

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