(Adnkronos) – L’Argentina è campione del Mondo. E Lionel Messi raggiunge Diego Armando Maradona nella storia del calcio. Gli mancava il titolo mondiale, inseguito invano nelle ultime quattro edizioni che ha giocato, dal 2006. Il Qatar e la finale, senza storia, vinta contro la Francia gli regalano quel posto che se non avesse vinto oggi non avrebbe mai più raggiunto.
Messi sopra tutti, senza dubbio, tra i giocatori in attività. Stravinto l’eterno confronto a distanza con Cristiano Ronaldo, che ha chiuso da spettatore nel suo Portogallo, superato Neymar, che si è fermato troppo presto con il suo Brasile, ridimensionato in una sola partita Kylian Mbappè, che a 24 anni ha il futuro dalla sua parte ma che oggi, nonostante la tripletta, si deve inchinare al dieci di Rosario.
Non servono le divagazioni mistiche di Lele Adani, che sarebbe impazzito ancora se avesse accompagnato dal vivo la telecronaca dell’impresa fra le imprese compiuta da Messi, ma il dio del calcio, quello di tutti, quello che fa rotolare il pallone ovunque e che accetta anche la blasfemia, ha espresso il suo giudizio: indossa la maglia numero 10 dell’Argentina il più forte di tutti.
Lo dicono i numeri, i record messi in fila uno dietro l’altro: il giocatore che ha giocato più minuti di tutti nei Mondiali, 26 presenze, sette gol in questa edizione, con Mbappé capocannoniere a otto, tredici gol nelle cinque edizioni giocate, il giocatore più presente e con più gol con la maglia dell’Argentina (98 gol in 172 presenze). Soprattutto, l’uomo che ha riportato la nazionale albiceleste sul tetto del Mondo, trentasei anni dopo quella di Maradona,.
Fino a oggi, qualsiasi accostamento si è infranto sull’evidenza dei fatti: senza la vittoria ai Mondiali, Messi non poteva valere Maradona. Per la prima volta, da oggi, si può dire che Messi è arrivato a Maradona. Andare oltre, entrare nel confronto diretto tra i due, vuol dire mettere sul piatto della bilancia due ere diverse e due fenomeni assoluti. Da oggi, però, la storia e i numeri sono dalla parte di Messi.