(Adnkronos) – Intorno all’AI si sta sviluppando un mercato competitivo. Il vantaggio accumulato da ChatGPT e Microsoft deve fare i conti con la concorrenza di Bard, e di Google, che sbarca ufficialmente in Europa e in Italia, e con i piani di Elon Musk, che ha annunciato il lancio della sua nuova società dedicata, xAI. Nuovi soggetti, nuovi strumenti e una rivoluzione che attraverso l’intelligenza artificiale è destinata a cambiare le regole del gioco in tutti i settori. La sfida è rivolta anche al mondo dell’informazione, con gli editori e i giornalisti che non si possono sottrarre.
Il tema è cruciale e l’aggiornamento delle potenzialità, delle opportunità e dei rischi legati all’AI deve spingere soprattutto a uno sforzo di conoscenza e di comprensione. Come si deve utilizzare? Fino a che punto si possono delegare o sostituire competenze umane? Qual è l’equilibrio da cercare tra estro, audacia, sensibilità, tutte doti profondamente umane, e le impressionanti possibilità di elaborazione consentite dagli algoritmi?
Il Corriere della Sera ha pubblicato un estratto del libro ‘L’era dell’Intelligenza artificiale’, firmato dall’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, dall’ex amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, e dall’informatico e decano del MIT Daniel Huttenlocher. La sintesi che propongono parte dalla premessa che “gli individui e le società che accolgono come partner l’intelligenza artificiale al fine di ampliare le proprie abilità o perseguire determinate idee, possono essere capaci di compiere imprese – scientifiche, mediche, militari, politiche e sociali -destinate a eclissare quelle delle epoche precedenti”, passa per l’avvertimento che “l’intelligenza artificiale può migliorare o – se impiegata in modo sbagliato – peggiorare l’umanità” e arriva alla conclusione che “l’intelligenza artificiale trasformerà il nostro approccio a ciò che conosciamo, a come conosciamo e persino a ciò che è possibile conoscere”.
Queste considerazioni chiamano direttamente in causa anche l’informazione e il giornalismo. Perché l’intelligenza artificiale assunta come un partner è la chiave con cui si può avere un approccio costruttivo al problema, perché se l’AI viene impiegata in modo sbagliato può compromettere le chance che restano per dare un futuro dell’editoria e perché se, come è evidente, l’AI cambia l’approccio alla conoscenza cambia automaticamente anche lo schema e le regole del gioco per l’informazione. La sfida è fare informazione, conoscendo il più possibile, ovviamente anche attraverso l’AI e innovando senza sosta, ma senza consegnarsi a ChatGPT, a Bard o alla nuova creatura di Elon Musk. (Di Fabio Insenga)