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Dalla destra al Pd, tutti contro Cassano: «Subito in aula la riforma dell’Arpal»

«Attendiamo, con la ripresa delle attività, la convocazione del Consiglio regionale per porre fine ad un uso strumentale delle istituzioni con riguardo all’Arpal». Il capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, candidato alle politiche, torna ad alimentare le polemiche intorno al ruolo di direttore generale di Massimo Cassano. La candidatura di quest’ultimo con…

«Attendiamo, con la ripresa delle attività, la convocazione del Consiglio regionale per porre fine ad un uso strumentale delle istituzioni con riguardo all’Arpal». Il capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, candidato alle politiche, torna ad alimentare le polemiche intorno al ruolo di direttore generale di Massimo Cassano. La candidatura di quest’ultimo con il Terzo polo ha complicato, e non poco, i delicati equilibri in via Gentile. Un aspetto che non è sfuggito di certo all’opposizione. «Istituzioni utilizzate sempre e solo quando fa comodo ad Emiliano e al Pd – incalza -. Massimo Cassano andava bene ed era da difendere contro noi di Fratelli d’Italia, dentro e fuori dal Consiglio regionale, quando mettevamo in evidenza l’illegittimità ed inopportunità della sua nomina, in quanto utile nelle loro campagne elettorali e da gettare via quando Cassano si mette in proprio».

Zullo ci tiene a sottolineare che la posizione di Fratelli d’Italia non è cambiata ora ma, sulla questione, è la stessa dall’inizio. «Per noi – precisa – la nomina di Cassano è sempre stata illegittima e inopportuna perché si concentravano, nella stessa persona, potere politico leaderistico di una lista civica al servizio di Emiliano e del Pd e potere gestionale, peraltro esercitato in spregio agli altri candidati alla carica ben più titolati. I presidenti Capone ed Emiliano si decidano a concordare con i capigruppo la data del prossimo consiglio. Noi siamo pronti».

Le parole del capogruppo del partito della Meloni si sommano a quelle di una parte consistente del Pd che da tempo chiede un cambio di passo alla guida dell’Arpal. L’avamposto, al riguardo, è rappresentato dal consigliere Fabiano Amati. Proprio ieri, insieme ai colleghi Ruggiero Mennea, Michele Mazzarano e Antonio Tutolo, è tornato ad incalzare. «Ancora nulla sulla convocazione del Consiglio regionale per l’esame della riforma Arpal – sottolineano i quattro esponenti del Pd – come se il problema fosse la candidatura alle elezioni del Dg e non la situazione terribile in cui è stata portata l’agenzia. Un menefreghismo e una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio regionale e delle sue funzioni, purtroppo avallato anche dalla presidente Loredana Capone, in grado di nascondere diffuse complicità. E su tutto questo emerge il gruppo consiliare del Pd, assediato però dal silenzio degli altri partiti, compresi quelli dell’opposizione». I quattro consiglieri del Pd puntano l’indice anche contro Raffaele Fitto, Giuseppe Conte e Carlo Calenda. «Si può capire perché i consiglieri regionali dell’opposizione, entrati in Consiglio a sostegno della sua candidatura a presidente (di Raffaele Fitto, ndr), non sostengono la nostra proposta di convocare il Consiglio regionale ed esaminare la proposta di legge di riforma di Arpal? Cosa c’è dietro? Perché i consiglieri Cinque Stelle non si associano a noi per sostenere la battaglia? Paura di perdere la poltrona?». Infine il leader del Terzo Polo. «Perché – domandano – Calenda non dice qualche parola per incitare la riforma Arpal e smetterla di osservare tante coincidenze tra assunzioni e appartenenze politiche? E Matteo Renzi: in nome di cosa dobbiamo frustrare la necessità di una pubblica amministrazione improntata al buon andamento?».

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