«Non c’è più tempo, né per le imprese né per i cittadini». Il presidente reggente di Confindustria Lecce, Nicola Delle Donne, fa rullare i tamburi perché «il caro energia si sta abbattendo in maniera dirompente sulle attività industriali e produttive di ogni ordine e dimensione e con maggiore forza sulle imprese energivore e sull’indotto». Preoccupazioni, quelle di Delle Donne, concrete e riferite alla circostanza che «le bollette energetiche nel giro di pochi mesi passeranno da 15 mila a 150 mila euro e il costo del gas in un anno si è praticamente decuplicato».
Gli allerta di Confindustria si rinnovano costantemente dall’inizio dell’anno «raccogliendo le istanze e le preoccupazioni delle imprese del territorio, ma a distanza di quasi nove mesi non c’è stato alcun intervento decisivo per frenare l’aumento dei prezzi e il conseguente incremento del divario di competitività con il resto dei paesi europei: l’Italia, infatti, è quello che maggiormente soffre della dipendenza energetica dall’estero». Anche se, è vero che l’inflazione in Italia è minore della media europea: i divari di competitività stanno semmai aumentando a nostro vantaggio.
Tuttavia lo scenario che Confindustria Lecce prefigura è durissimo: «Il razionamento energetico non è più, infatti, un’ipotesi peregrina: le lancette degli orologi torneranno indietro di 50 anni, quando la sera le insegne erano spente e le domeniche si viveva rigorosamente a piedi». C’è la campagna elettorale in atto, ma il momento è critico e le imprese non possono aspettare. «È il momento di intervenire con urgenza per non lasciare sole le imprese ad affrontare il nuovo anno termico». L’inverno è vicino e il fabbisogno di energia elettrica è destinato ad aumentare.
Secondo Confindustria Lecce non si tratta più di contenere gli effetti del conflitto russo-ucraino, poiché l’impennata dei costi energetici è cominciata molto prima. Mjolti aumenti sono continui ed immotivati, questo il punto. Il prezzo dell’energia sta trainando l’impennata dell’inflazione. A tutto questo si aggiungono le «speculazioni internazionali che mettono a rischio la tenuta stessa del sistema. È ora di avviare interventi urgenti e misure strutturali». Confindustria ha elaborato una serie di proposte che potrebbero incidere positivamente sui costi dell’energia. In primis un tetto al prezzo del gas, la temporanea sospensione dei certificati verdi; lo sblocco delle pratiche di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili la distinzione tra prezzo del gas e quello dell’elettricità; la riserva all’industria manifatturiera di una quota di produzione nazionale da fonti rinnovabili a costo amministrato, la riduzione del costo delle bollette anche con risorse comunitarie.
«Le imprese ormai – conclude Delle Donne – sono di fronte a un bivio: continuare a produrre in perdita a causa dei costi energetici spropositati, oppure sospendere l’attività con disastrose conseguenze sul piano occupazionale e sulla stessa tenuta sociale. Non è possibile andare avanti così, occorre dare risposte certe, chiare e in tempi brevi alle imprese che fino ad oggi sono state capaci di andare avanti, superando una emergenza pandemica (che ancora non è del tutto alle nostre spalle), contando solo sul coraggio e sulla responsabilità sociale degli imprenditori. Occorre salvaguardare l’inestimabile patrimonio di imprese di cui il Paese dispone costruendo un progetto complessivo di breve, medio e lungo periodo, all’interno del quale il Salento e la Puglia possono davvero giocare, proprio per le loro caratteristiche geomorfologiche, un ruolo chiave, da protagonista, per la produzione di energia da fonti rinnovabili (sole, mare, vento, ecc.), a vantaggio delle imprese, dei cittadini ma soprattutto del futuro dell’Italia. È una scelta di campo non più rinviabile, la priorità sono e devono essere le imprese».