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Con l’attuale sistema è intaccato il legame cittadino-parlamentare

La legge elettorale che sarà applicata nelle prossime elezioni ha uno sfondo che permette di affermare che i parlamentari possono essere eletti tutti a maggioranza. Essa presenta un’impostazione in senso proporzionale e un correttivo in senso maggioritario, posto che la componente uninominale è limitata al 36,8 per cento dei seggi a tutto vantaggio della restante…

La legge elettorale che sarà applicata nelle prossime elezioni ha uno sfondo che permette di affermare che i parlamentari possono essere eletti tutti a maggioranza. Essa presenta un’impostazione in senso proporzionale e un correttivo in senso maggioritario, posto che la componente uninominale è limitata al 36,8 per cento dei seggi a tutto vantaggio della restante componente proporzionale.

Quest’ultima, di conseguenza, agisce in un duplice modo: inizialmente, per fare risultare eletti i candidati indicati nel listino proporzionale bloccato; in seguito, favorendo gli altri candidati collocati in una graduatoria utile per coprire i restanti posti dell’assemblea parlamentare. La quota maggioritaria, di rimando, vale a potenziare il risultato già assicurato da quella proporzionale, rafforzando il consenso verso i candidati del collegio uninominale. Si tratta di un sistema articolato. La finalità di questi meccanismi è quella di poter lucrare i vantaggi sia del sistema maggioritario, sia del sistema proporzionale; e ciò, fermo restando il rischio che possano emergere i difetti ed i danni sia del sistema maggioritario che del sistema proporzionale: del primo, tali da condurre ad un condizionamento dell’elettorato ad opera di candidature delle cui provenienze non si sia abbastanza certi; dell’altro, tali da operare una frammentazione delle appartenenze politiche che obbliga, poi, a dover formare il governo attraverso le coalizioni. In conseguenza o il raggruppamento che prende il maggior numero di voti ottiene il maggior numero di seggi in parlamento (e occorre verificare quando ricorre questa ipotesi); oppure occorre prendere atto che la frantumazione delle liste e dei raggruppamenti politici è portatrice di una frammentazione che, difficilmente, lascia intravedere una maggioranza politica.

Queste premesse teoriche, forse, sono in parte smentite dall’attuale panorama delle candidature, che prevedono perlomeno due aggregazioni che potrebbero essere in condizione di raggiungere una maggioranza nel Parlamento, anche applicando il meccanismo previsto dalla legge. Tuttavia vi sono anche altri raggruppamenti, alcuni facenti capo al terzo polo ed altre candidature autonome portate da De Magistris, che potrebbero a seconda dei risultati, portare i vantaggi di ambedue i sistemi, o addirittura i danni di ambedue i sistemi elettorali. Solo parzialmente può essere illuminata dalla possibilità di scegliere facilmente una maggioranza definitiva in parlamento. Si tratta di elettorato privato di diverse scelte; infatti, con l’attuale sistema elettorale non viene ad avere un collegamento totale e diretto con gli eletti. In sostanza, la risposta dell’elettore alle proposte dei partiti può raggiungere la sua efficacia se (per fare un esempio, che è soltanto limitato nel tempo, come il precedente successo del Movimento cinque stelle) riesca a “spiazzare” e ridurre la consistenza numerica delle altre forze politiche, divenendo, così, l’ago della bilancia.

In ogni caso se si tiene conto dell’esperienza precedente, perché un grande movimento politico possa pretendere e prendere un ragguardevole numero di voti, occorre ipotizzare e poi accertare (in via prognostica) se esso possa essere coerente con le promesse fatte all’elettore e, cioè, se si possa collocare, per il suo programma politico e per la concreta affidabilità del suo leader, nell’ambito di un certo tipo di maggioranza ovvero in un altro; nella precedente legislatura, infatti, è avvenuto che, in un primo momento, si è determinata una certa maggioranza e dopo un anno è emersa una maggioranza opposta, per finire, poi, ad un governo di unità nazionale presieduto da Draghi. Un sistema elettorale, così impostato, riduce la possibilità di rendere sostenibili, con adeguata forza parlamentare, leader adeguati; fa correre, anche, il rischio che, come è avvenuto ormai da parecchi anni, le persone nominate alla carica di capo del governo non siano state scelte, nemmeno, tra quelle elette dagli elettori.

Vincenzo Tondi Della Mura è ordinario di Diritto Costituzionale all’Università del Salento

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