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Sul rigassificatore in Puglia c’è lo stop della Regione: «Al momento non è possibile»

«Al momento non è possibile trasferire il rigassificatore off shore di Piombino in Puglia». Lo dichiara all’Edicola del Sud l’assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio in risposta al suggerimento del consigliere regionale Fabiano Amati che ha proposto ai partiti di tutti gli schieramenti di chiedere lo spostamento dell’impianto nei mari pugliesi. Secondo la Maraschio «la…

«Al momento non è possibile trasferire il rigassificatore off shore di Piombino in Puglia». Lo dichiara all’Edicola del Sud l’assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio in risposta al suggerimento del consigliere regionale Fabiano Amati che ha proposto ai partiti di tutti gli schieramenti di chiedere lo spostamento dell’impianto nei mari pugliesi.

Secondo la Maraschio «la scelta spetta al Governo centrale che è sovrano sul tema energetico, ma le regioni devono esprimere il loro assenso soprattutto in tema di siti a energia rinnovabile da realizzare nelle acque marine». Sul piano tecnico, inoltre, vanno valutati una serie di aspetti, a partire dalla potenza del rigassificatore, dalla compatibilità con i fondali marini senza trascurare un elemento chiave del trasloco: in quale degli 800 chilometri di costa pugliesi andrebbe posizionato? Proprio di recente una polemica simile ha riguardato il parco off shore di Castro da 200 pale eoliche che ha scatenato l’opposizione di 72 sindaci del basso Salento e la sollevazione degli ambientalisti.

Di qui le difficoltà a inquadrare l’installazione del progetto che, fra l’altro, dovrebbe seguire una procedura diversificata rispetto all’iter normale. In questo caso, infatti, la valutazione d’impatto ambientale sarà sostituita dalle prescrizione degli enti interessati. Nel caso di specie, così com’è stato pensato nel sito industriale di Piombino, dovrebbe diventare un rigassificatore d’urgenza con una permanenza di tre anni nel porto della cittadina laziale per poi trasferirsi a diverse miglia dalla costa come l’impianto di Livorno. Un’operazione che garantirebbe una taglio alle bollette elettriche dal 30 al 50% con un’importante assegno di ristoro ambientale da oltre 200 milioni di euro per bonifiche e costruzioni di infrastrutture nella zona interessata.

A complicare lo spostamento dell’impianto in Puglia, tuttavia, c’è l’adozione a breve del Piano energetico regionale, una programmazione giunta in dirittura d’arrivo dopo un’attesa di oltre 15 anni. Il testo prevede una serie di indicazioni, per esempio, per l’installazione degli impianti marini in alcune zone come il porto di Manfredonia e l’area di Taranto tenendo conto di un dato di partenza: la Puglia produce il doppio di elettricità rispetto al suo fabbisogno con un surplus in termini di energia pulita che viene poi redistribuita a livello nazionale. Di qui le difficoltà a ipotizzare il trasferimento del rigassificatore di Piombino al largo delle coste pugliesi.

Più fattibile, invece, l’altra proposta del consigliere Amati che ha chiesto di utilizzare le compensazioni ambientali derivanti dal gasdotto Tap per tagliare le bollette dei pugliesi. Si tratta di una partita da circa 50 milioni di euro che le multinazionali Eni e Snam avevano garantito ai comuni di Melendugno e a quelli interessati dall’infrastruttura senza mai passare alla liquidazione del maxi ristoro. Di qui la possibilità di rivalutare l’operazione trasferendola direttamente su famiglie e imprese calmierando gli aumenti record delle ultime settimane con il prezzo del gas schizzato alle stelle. Amati ha annunciato che convocherà in Commissione regionale Bilancio le società energetiche operanti in Puglia al fine di predisporre una proposta di legge ad hoc in materia.

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