Matteo Salvini è stato chiaro: da Caserta, il leader leghista ha sottolineato la necessità di rivisitare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) anche alla luce dei rincari scatenati dalla guerra tra Russia e Ucraina. Di diverso avviso Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Terzo Polo che, per bocca del leader Carlo Calenda, ritiene indispensabile andare «avanti col Pnrr». Dopo settimane di polemiche fini a se stesse, la campagna elettorale si accende finalmente su un tema strategico come la gestione del Piano che dovrebbe aiutare l’Italia a mettersi alle spalle la crisi innescata dal Covid: un dibattito di fondamentale importanza soprattutto per il Sud al quale, in ogni caso, i programmi dei partiti non dedicano particolare spazio.
Si diceva di Salvini. Ieri il segretario della Lega, a Caserta per partecipare alla protesta degli allevatori contro il piano regionale di eradicazione della brucellosi e della Tbc bufalina, ha ribadito che la revisione del Pnrr sarà «una priorità del prossimo governo di centrodestra». Il motivo è presto detto: «Ad oggi, visti gli aumenti di materiali ed energia, i prezzi degli interventi sono triplicati, per cui i soldi del Pnrr non si possono spendere né a Caserta e neanche a Bolzano», ha detto Salvini prima di precisare che «il Sud non sarà penalizzato dalla rimodulazione» del Piano. Su “Repubblica”, intanto, Carlo Calenda chiariva la posizione del Terzo Polo sulla questione: realizzare l’agenda Draghi, il che vuol dire «completare il Pnrr, non fare scostamenti di bilancio a cavolo e fare le cose che ha detto nel discorso sulla fiducia». La contrapposizione, dunque, è netta. Per il centrodestra il Pnrr non è un moloch intoccabile e, di conseguenza, parlare di revisione non è tabù, sebbene non sia ancora ben chiaro cosa intendano per “revisione” i leader di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia: una proroga dei tempi di completamento e rendicontazione dei progetti inseriti nel Piano? Una rimodulazione del suo impianto complessivo? Una “risistemazione” dei progetti di difficile realizzazione? E non è chiaro nemmeno come e in quali tempi la coalizione intenda adeguare il Pnrr ai più alti costi di prodotti ed energia. La pensano diversamente, invece, il Terzo Polo di Calenda e soprattutto Pd e M5S che hanno trattato per il Pnrr a livello europeo ottenendo fondi per circa 200 miliardi di cui 80 destinati al Sud.
Già, il Sud. Sembra incredibile ma, al netto dei proclami, nei programmi dei vari partiti non c’è molto spazio per il rilancio del Mezzogiorno. Il Terzo Polo colloca la questione in cima al programma, forte anche della candidatura della ministra uscente per il Sud Mara Carfagna. Il Pd dedica al tema una serie di spunti tratti dall’agenda 2030 lanciata dall’ex ministro Peppe Provenzano. La Lega relega il discorso a pagina 132 di un programma che ne conta 202.
Le altre differenze tra i programmi dei partiti, per quanto riguarda le politiche a beneficio del Sud, si registrano sul ponte sullo stretto di Messina e sul reddito di cittadinanza. Quanto al primo tema, il centrodestra si limita ad annunciare che l’opera si farà sia nel documento di coalizione che nei programmi di ciascun partito. Centrosinistra e Terzo Polo non si pronunciano, mentre il M5S resta contrario a dispetto delle timide aperture registrate negli ultimi mesi. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, invece, centrodestra e Terzo Polo sono favorevoli all’abrogazione, mentre il Pd si professa contrario e il M5S è pronto addirittura a fare le barricate per difendere una misura che gli ha finora pagato ricchi dividendi in termini di consenso.